Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Basilicata

Giuseppe De Lorenzo, luminare innamorato della sua Basilicata

Immagine
  Uomo di scienza, amante degli studi umanistici, poliglotta e cultore di lingue antiche, senatore, docente universitario, innamorato della Basilicata e soprattutto del territorio della sua Lagonegro. Difficile condensare in una breve presentazione la intensa e significativa vicenda biografica di Giuseppe De Lorenzo. Sono oltre 250 le sue opere scientifiche pubblicate in diversi ambiti, alcune vere e proprie opere monumentali nel campo della geologia e della vulcanologia. Amico di Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti, è oggi meno conosciuto di questi ultimi forse perché egli nel 1922 aderì al fascismo. Se quella per molti fu una scelta poco felice, ben più grave sarebbe la colpa di non ricordare e dare il giusto peso a una figura così importante. Giuseppe De Lorenzo fu un lucano insigne e la sua memoria è oggi preziosa, perché la poliedricità esemplare della sua figura è soprattutto segnata da una dedizione allo studio concretamente prolifica e tangibile, che diviene testim

La Poesia come dono di Dio: la storia di Donata Doni da Lagonegro

Immagine
Giudice:  Qual è la sua professione? Brodskij:  Poeta, poeta e traduttore. Giudice:  E chi ha riconosciuto che siete poeta? Chi vi annovera tra i poeti? Brodskij:  Nessuno. E chi mi annovera nel genere umano? Giudice:  Avete studiato per questo? Brodskij:  Per cosa? Giudice:  Per essere un poeta! Non avete cercato di completare l'università dove preparano... dove insegnano... Brodskij:  Non pensavo... Io non pensavo che ci si arrivasse con l'istruzione Giudice:  E come? Brodskij:  Io penso che...venga da Dio... Questo è uno stralcio di una delle udienze stenografate nell’ambito del processo a Iosif Brodskij. Il poeta russo, che sarà Nobel per la letteratura nel 1987, era finito davanti un giudice accusato di “parassitismo”. Il regime comunista non ammetteva che vi fossero cittadini senza lavoro. In realtà il “lavoro” di Brodskij non è ammesso dai canoni sovietici, la sua poesia è troppo indipendente, come egli stesso dice durante il processo, è qualcosa che

Il Beato Domenico Lentini, santo della ‘quotidianità straordinaria’

Immagine
  Domenico Lentini discepolo fedele, Zelante sacerdote ed umile profeta, rivela ancora al mondo l’altissimo valore di chi in Dio confida e a Lui si abbandona. Così, canta il popolo fedele lauriota, usando anche alcune invocazioni attribuite allo stesso Beato, e inneggia al suo santo Patrono, il Beato Domenico Lentini che in un altro canto viene invocato come “gloria di Lauria”. Intimamente legato al popolo, perché amava i poverelli con fede ardente e amor, chiamandoli fratelli e figli del suo cor e che   …quanti padri e figli ei fe pacificare, e quanti cuori afflitti ei seppe consolare . L’essenza del ricordo di questo santo sacerdote, vissuto tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, si concentra in queste parole dei canti popolari conosciuti a Lauria e nel circondario Il ricordo della sua vita, degli   innumerevoli carismi di cui era dotato, dei tanti episodi ricchi di pietà e carità, dei tanti miracoli attribuiti alla sua intercessione, tramandati di bocca in bocca, sono a

Le strade dei briganti e il canestrato di Moliterno

Immagine
  Storia del tempo dei briganti in Basilicata per difendere sulle vie del formaggio, il già noto Canestrato di Moliterno Basilicata, gennaio 1862. I monti sono innevati e la coltre bianca lambisce i tetti dei paesi più in alto. Le vallate sono gelide, i boschi inaccessibili. Le strade, le mulattiere, le campagne, infestate dai briganti. Il freddo stringe in una morsa i paesi che tuttavia brulicano di vita, tra speranze di nuove ere, vecchi retaggi e ataviche differenze di classe, la gente di Lucania non è arresa, si muove. Si muove anche verso l’altra sponda dell’Oceano, dove si crea una comunità enorme, che sarà più numerosa di quella che resterà tra il Tirreno e lo Jonio. Ma i lucani non sono vinti, reagiscono ai tempi, li vivono. Come è stato per l’Unità d’Italia. La prima scintilla fu l’insurrezione lucana del 18 agosto 1860, prima di Garibaldi la Basilicata urlò “Viva l’Italia e Vittorio Emanuele”.   Si è da poco festeggiato l’arrivo del nuovo anno, il primo dopo l’Unità d’Ita

Paralipomeni lucani sulla rappresentazione della morte* (II parte)

Immagine
  di  Antonella Pellettieri  (dirigente di ricerca del CNR) La paura e l’incapacità di comprendere scientificamente le calamità naturali, le epidemie, le pestilenze, le carestie e i dolori delle guerre portò gli artisti a rappresentare la morte con immagini macabre e a far riflettere sull’inutilità del raggiungere potere e ricchezza. Sembra che proprio nella seconda metà del XIII secolo, iniziarono alcune particolari rappresentazioni della morte: ad esempio l’incontro fra i tre scheletri e i vivi viene affrescato nella cripta di Santa Margherita a Melfi ed è datato a cavallo fra il XIII e il XIV secolo. Senza entrare nella vexata questio se sia o meno rappresentato l’imperatore Federico II e due membri della sua famiglia – la moglie Jolanda d’Inghiltera, figlia di Giovanni di Brienne re di Gerusalemme,   e il figlio Corrado -, l’affresco è fra le più antiche raffigurazioni con questo tema.   Aiutàti dal buio della cripta che non è molto illuminata, gli autori vollero realizzare una sc

La mia patria è dove l'erba trema. Omaggio al Sindaco Poeta Rocco Scotellaro a 100 anni dalla sua nascita.

Immagine
  Rocco Scotellaro, poeta della civiltà contadina   di Antonio Coppola  ( Tratto dal libro:  Semi nel vento, scritti scelti del prof. Antonio Coppola,  a cura di A. Rubino, Moliterno, Valentina Profidio Editore, 2019. ) Rocco Scotellaro nacque a Tricarico (Matera) il 19 aprile 1923 e lì trascorse la sua fanciullezza; di quel periodo scrisse: « Io nacqui ed aprii gli occhi e fissai i ricordi la prima volta che mio padre andava al negozio di cuoiami con i discepoli e i lavoranti, mio nonno mi legava le scarpe e un cane rossastro mi portava addosso, che si chiamava Garibaldi » [1] . Successivamente fu mandato a studiare in collegio a Sicignano degli Alburni (Sa) e, in questo periodo della prima giovinezza, cominciò a riflettere sul rapporto con la natura: « l’aria è bella, va’ tutto bene, solo che l’ombra torna più presto sui piedi: le ultime sere di vacanze, in ottobre, il vino, la vendemmia, l’arare; non c’è davvero altro che conti che sentirsi l’anima in corpo » [2] . Dalla tradizi