Guida rapida al Giudizio Universale (di Michelangelo)

Di Domenico Emanuele Labanca

Il “Giudizio universale” di Michelangelo è uno degli affreschi più conosciuti del mondo. Fu realizzato tra il 1535 e il 1541 su commissione di papa Clemente VII (la commissione iniziale fu effettivamente di Papa Clemente VII, ma egli morì nel 1534. Fu Papa Paolo III Farnese a insistere affinché Michelangelo riprendesse il lavoro e lo portasse a termine). Fu collocato nella parete dietro l’altare della cappella Sistina e rappresenta il momento della "fine del mondo": o meglio, il Giudizio finale sulle anime, quando Cristo ritorna per giudicare i vivi e i morti e inaugurare il Regno dei Cieli, dopo la risurrezione dei corpi. Michelangelo lavorò da solo, con l’aiuto per i lavori manuali di preparazione dei colori e degli intonaci.   




La struttura dell'opera

Corona centrale

Innanzitutto l’opera, come già anticipato, parla dell’ultima venuta di Cristo per inaugurare il Regno di Dio.  Come scritto nel libro dell’Apocalisse nel Nuovo Testamento,  Michelangelo dipinge i sette angeli apteri (senza ali) con sette trombe che annunciano nel mondo gli eventi catastrofici che avverranno prima della fino del mondo. La loro funzione è "annunciativa" della venuta di Cristo Giudice e della risurrezione dei morti, non necessariamente solo degli "eventi catastrofici prima della fine del mondo". L'Apocalisse è una fonte d'ispirazione, ma la trasposizione artistica ha le sue libertà.


Inoltre, Michelangelo, sopra la corona centrale, dipinge alcuni particolari  della passione di Cristo come la Croce, la corona di spine e la colonna della flagellazione, la spugna e la lancia. In queste immagini ci sono alcuni ulteriori particolari tra cui la sofferenza delle anime che portano il peso degli elementi.

Il centro dell’opera

Il fulcro di questo affresco, è il Cristo Giudice.

Nelle diverse versioni del Giudizio Universale (come in quello di Giotto) il Cristo è seduto su un trono, in quello di Michelangelo è in piedi e ha il braccio sollevato a indicare il suo ruolo di giudice. Lo stesso segno sembra placare l’agitazione delle anime e dare inizio alla fine dei tempi, il suo gesto indirizza le anime, da avvio alla separazione tra i buoni e i cattivi.

Accanto a Cristo c’è la Vergine, che volge il capo in gesto di rassegnazione perché ella non può intervenire nella decisione del figlio. Maria osserva gli eletti al regno dei cieli bilanciando la direzione dello sguardo di Cristo. Non c’è quasi misericordia nel volto. La nuova venuta di Cristo si è compiuta, il tempo degli uomini è finito.

Attorno alle figure centrali si dispone una schiera di santi, profeti e apostoli alcuni dei quali riconoscibili grazie ad alcuni oggetti che hanno in mano.

Tra questi san Lorenzo con la graticola su cui fu bruciato e san Bartolomeo riconoscibile dal coltello e dalla sua pelle che tiene in mano (egli fu infatti scuoiato).






Alla destra di Cristo si vedono sant’Andrea, nudo, di spalle con la croce decussata in mano e san Giovanni Battista in posizione predominante.

Nel gruppo a sinistra invece troviamo san Pietro con le chiavi del Paradiso che sta per ridare a Cristo perché non serviranno più ad aprire il Regno di Dio. Accanto a lui abbiamo Paolo che indossa un panno Arancione.

Seconda corona a sinistra

La seconda corona a sinistra è formata da altri martiri, beati e confessori della Chiesa.

In questa corona si vedono molte donne tra cui sibille e le eroine dell’Antico Testamento. Attira lo sguardo la donna vestita in verde che fa un gesto protettivo verso un’altra donna. Queste due persone sono state identificate come la Chiesa e i devoti. Non ci sono particolari del dipinto o documenti che accertino l’identità del resto delle figure.

Sempre a sinistra ma in basso troviamo una landa desolata dove avviene la resurrezione dei corpi. Essi recuperano la propria corporeità e hanno atteggiamenti che ben esprimono un risveglio faticoso. Alcuni corpi escono dai sepolcri alti da crepacci e alcune volte sono scheletrici altre volte sono già corpi umani.

L’Inferno

Rimanendo in basso ma andando a destra troviamo l’Inferno. Come sfondo ci sono fiamme e nubi. Caronte, il traghettatore dei morti, percuote con il suo remo le anime. I demoni rubano le anime e le portano all’Inferno trascinandole con corde e arpioni. In questa parte di affresco è evidente il riferimento alla Divina Commedia di Dante Alighieri che nella sua opera parla appunto di Caronte il traghettatore dei morti che porta le anime da una riva all’altra del fiume Acheronte.



Secondo corona a destra

Salendo sopra l’Inferno troviamo un’altra corona che è composta da martiri e beati. Qui a differenza della seconda corona a sinistra, con una predominanza femminile, abbiamo una predominanza maschile. A destra, quasi alla fine dell’affresco, troviamo un possente uomo che sorregge la croce. Egli è il cireneo che aiutò Cristo sulla via del Calvario.

Sotto di egli, appoggiato su una nuvola, c’è san Sebastiano, che tiene le frecce del suo martirio in mano. Poco più a sinistra c’è san Biagio, con i pettini chiodati con cui fu ucciso, e santa Caterina d’Alessandria con la ruota dentata.

La fine dei tempi e il regno dei cieli

Sotto il Cristo giudice oltre ai 7 angeli con le trombe ne sono altri 4 sempre apteri che hanno le sacre scritture in mano annunciando quello che i profeti hanno detto sulla fine del mondo.

L’opera è quindi suddivisa in 5 parti principali:

- Al centro in alto Cristo e la Vergine con i santi e gli apostoli, al centro in basso gli angeli che annunciano la venuta del regno di Dio;

- In basso a sinistra la resurrezione dei morti;

- La salita degli eletti in alto a sinistra;

- L’Inferno in basso a destra;

- La cacciata dei dannati sopra l’Inferno;





Le critiche e la censura

Ancor prima che l’affresco fosse completato iniziarono già a verificarsi reazioni diverse tra la gente: alcuni lo ritenevano meraviglioso, altri lo criticavano per l’oscenità del dipinto e tradimento verso la verità evangelica. Le critiche maggiori furono soprattutto sulla nudità dell’affresco. Non a caso il 21 gennaio del 1564, sulla scia del Concilio di Trento appena concluso, Papa Pio IV fece coprire ogni oscenità nel Giudizio. Il compito fu assegnato a Daniele da Volterra che guadagnò il soprannome di “Braghettone”.

Nella pittura di Michelangelo tutto è reso con estrema precisione e  il dramma dei sentimenti si coglie nella posizione dei corpi e nell’espressione. Diverse sono le emozioni che Michelangelo dipinge. Dallo sguardo intenso del Cristo al viso dolce di Maria, dalla paura all’angoscia, dalla sorpresa alla crudeltà.

Il dipinto e segnato da un forte dinamismo e da un movimento dal basso verso l’alto, quindi circolare.

Curiosità

Michelangelo ha voluto autoritrarsi nella suo opera. Egli si identifica nella sofferenza di san Bartolomeo nel quale voleva riflettere il suo animo 

Conclusione

Michelangelo, anche se con molte critiche, riesce a dipingere uno degli affreschi ad oggi più famosi e importanti (al giorno d'oggi l'opera viene rievocata nella sua magnificenza soprattutto in occasione dei Conclavi, a cui fa da sfondo). L’artista cerca di trovare la perfezione nei sentimenti e nelle emozioni rendendo ancora più bello il suo dipinto.

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