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Visualizzazione dei post con l'etichetta storia della Basilicata

Il Beato Domenico Lentini, santo della ‘quotidianità straordinaria’

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  Domenico Lentini discepolo fedele, Zelante sacerdote ed umile profeta, rivela ancora al mondo l’altissimo valore di chi in Dio confida e a Lui si abbandona. Così, canta il popolo fedele lauriota, usando anche alcune invocazioni attribuite allo stesso Beato, e inneggia al suo santo Patrono, il Beato Domenico Lentini che in un altro canto viene invocato come “gloria di Lauria”. Intimamente legato al popolo, perché amava i poverelli con fede ardente e amor, chiamandoli fratelli e figli del suo cor e che   …quanti padri e figli ei fe pacificare, e quanti cuori afflitti ei seppe consolare . L’essenza del ricordo di questo santo sacerdote, vissuto tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, si concentra in queste parole dei canti popolari conosciuti a Lauria e nel circondario Il ricordo della sua vita, degli   innumerevoli carismi di cui era dotato, dei tanti episodi ricchi di pietà e carità, dei tanti miracoli attribuiti alla sua intercessione, tramandati di bocca in bocca, sono a

Le strade dei briganti e il canestrato di Moliterno

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  Storia del tempo dei briganti in Basilicata per difendere sulle vie del formaggio, il già noto Canestrato di Moliterno Basilicata, gennaio 1862. I monti sono innevati e la coltre bianca lambisce i tetti dei paesi più in alto. Le vallate sono gelide, i boschi inaccessibili. Le strade, le mulattiere, le campagne, infestate dai briganti. Il freddo stringe in una morsa i paesi che tuttavia brulicano di vita, tra speranze di nuove ere, vecchi retaggi e ataviche differenze di classe, la gente di Lucania non è arresa, si muove. Si muove anche verso l’altra sponda dell’Oceano, dove si crea una comunità enorme, che sarà più numerosa di quella che resterà tra il Tirreno e lo Jonio. Ma i lucani non sono vinti, reagiscono ai tempi, li vivono. Come è stato per l’Unità d’Italia. La prima scintilla fu l’insurrezione lucana del 18 agosto 1860, prima di Garibaldi la Basilicata urlò “Viva l’Italia e Vittorio Emanuele”.   Si è da poco festeggiato l’arrivo del nuovo anno, il primo dopo l’Unità d’Ita

Giacomo Racioppi: Sui Tremuoti di Basilicata del 1857

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 – Il 16 Dicembre 1857 un terribile sisma colpì la Basilicata. La Val d’Agri, tra le zone maggiormente colpite dal terremoto, incredula, restò mortificata e sbigottita. Lo studioso e storico Giacomo Racioppi , nativo di Moliterno, fu testimone oculare di quei tragici fatti. Egli, osservatore diretto dell’evento, scrisse una relazione per il giornale L’Iride . L’opera, innovativa e originale, tradotta in Francia, Svizzera e Gran Bretagna, è l’occasione per un inquadramento di quegli anni e per alcune riflessioni di carattere generale sulla rilevanza della conoscenza del passato quale esempio della forza rigenerante dell’operosità umana capace di opporsi alle forze distruttrici della natura. L'articolo completo pubblicato sulla Rivista scientifica Riskelaboration , ecco il link...buona lettura ( il mio articolo è  pag. 103 ) : http://www.riskelaboration.it/wp-content/uploads/2021/05/Riskelaboration-n2.pdf Le Rovine di Montemurro nel 1857. Foto di A. Bernaud.

Mondo Vecchio e Mondo Nuovo: nell'edizione critica di Cecere e Rendina, rivive l'idea progressista di Ferdinando Petruccelli della Gattina

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di Antonio D'Andria  (Docente di Storia Moderna -    Dipartimento Culture Europee  UNIBAS - Matera  ) Il 1848 fu un anno cruciale per l'intera Europa. Le forme e i conflitti dell’associazionismo politico nel corso della “Primavera dei popoli” coinvolsero l'intero continente, con particolare rilevanza al Regno delle Due Sicilie, caratterizzato da forti contrasti interni tra la corrente politica moderata e quella radical-democratica; ancora di più nelle aree interne quali Basilicata e Puglia, con aspri dibattiti manifestati soprattutto in occasione della Dieta Federale del 25 giugno 1848 a Potenza.  Ovviamente, particolare attenzione è stata finora rivolta a tali contrasti e, in seguito, alla messe di processi e di condanne che segnarono la repressione ferdinandea che, tuttavia, non riuscì ad estirpare i fermenti democratici ed unitari nel Mezzogiorno. In maniera inevitabile gli attori del 1848 sono di una generazione diversa da quelli del 1820. Una classe che con la “Primave