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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Riflessioni sul coronavirus: cosa scriveranno gli storici? (cosa racconteremo ai nipoti?)

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di Antonio Rubino Questo articolo è probabilmente inutile. Parte da una domanda che di sicuro non ha risposta. Forse per questo, se lo leggi fino alla fine, potrai averne una. Cosa resterà, nella storia, di questa pandemia? C'è chi risponderà: tutto! Ma, la domanda va riformulata: cosa scriveranno gli storici, fra 100 anni, di questo periodo? La domanda è affascinante, peraltro, non ha risposta.   Non si tratta di decidere cosa risponderemo ai nostri nipoti quando ci chiederanno: Nonno come si viveva ai tempi dell'epidemia? cosa facevate chiusi in casa?. Il problema è da riversare su altri due punti: come faremo a testimoniare ciò che racconteremo? Su cosa si baserà chi quella storia dovrà scriverla? Abbiamo visto come in questo periodo insolito e inaspettato di pandemia siano fioriti parallelismi e analogie storiche (senza i crismi della comparazione scientifica) nati dalla spontaneità di ricercare nel passato qualcosa che potesse rasserenare o insegnare al presente (ne abbiam

Pietro Cavallini, maestro del Medioevo vittima di una fake news

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di Antonio Rubino Probabilmente è tutta colpa del Vasari . Intento, nella sua opera [1], ad affermare il primato toscano della pittura moderna. Quando scrisse della vita di Pietro Cavallini, probabilmente rendendosi conto della statura artistica di questo pittore, mosaicista e miniatore, decise di risolvere, in modo anacronistico, la partita. Vasari indica il Cavallini come un allievo di Giotto . Ebbe un pò di coscienza nel definirlo un "ottimo discepolo". In realtà da questa affermazione si aprì un pregiudizio che non rende onore e merito ad un grande artista e ad un discorso storico-artistico ben più importante. Il 10 giugno 1308 il re di Napoli Carlo II d'Angiò   firma un documento per riconoscere a Pietro Cavallini "de Roma pictor" un pagamento di quaranta once d'oro. Un artista apprezzato alla corte angioina di Napoli che si presenta nella capitale del Regno con un repertorio rivitalizzato da esperienze che si ricollegano alla scultura di Arnolf

Il calcio tra storia ed epica: Il Milan di Sacchi nella nebbia di Belgrado e una prodigiosa penna bic....

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di  Biagio Bianculli Il calcio ha la sua epica , oltre che una sua storia.   Squadre che hanno sovvertito le "regole" e la concezione del calcio, sovvertendo quelle che c’erano in precedenza, rientrano nella storia, ma anche nell’epica di questo sport. Il Real Madrid degli anni ’50, l’Ajax degli anni ’70, il Milan degli olandesi di Sacchi e il Barcellona di Guardiola.   Ma, esistono partite spartiacqua tra un’epoca e un’altra e che segnano il confine di un’epoca? UNA PARTITA DURATA 48 ORE - Nel caso del Milan di Sacchi c’è una partita che si disputò in 48 ore. Un’epopea. Era il 9 novembre del 1988. Esattamente un anno dopo sarebbe caduto il muro di Berlino . Il Milan aveva pareggiato all’andata 1-1 contro la Stella Rossa , la Crvena Zvzeda di Belgrado. Il tridente dei serbi composto da Stojkovic, Savicevic e Prosinecki mette paura,   il sistema difensivo di Sacchi e Baresi non aveva molte possibilità. di resistere. Savicevic inaugura la gara di ritorno con il g

La peste del Trecento e il dibattito storiografico: la storia può dirci qualcosa sulla pandemia del coronavirus?

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di Antonio Rubino I parallelismi storici non sono sostenibili. Tuttavia, la comparazione delle vicende storiche può invitare ad alcune riflessioni. La pandemia di covid19 , il corona virus , che ha bloccato il mondo, ha fatto fiorire molti parallelismi storici che, se non altro, oggi sono utili per riscoprire alcuni aspetti del dibattito storiografico e delle vicende del passato. Quantomeno, abbiamo un'occasione di confrontarci con la grande moltiplicazione di esperienze che si ha quando si studia la storia, così da guardare al futuro con mente "aperta". E' ricca di spunti interessanti, ma storicamente confutabile, la ricostruzione di un'analogia tra la pandemia del 2019 e l'epidemia di Spagnola che seguì la Prima Guerra Mondiale. Potrebbe risultare altrettanto ricca di nuove riflessioni sul presente la relazione che alcuni vorrebbero instaurare tra la Spagnola e l'ascesa del Nazismo : questione alquanto complessa e tesi molto difficile da sostenere

Il calcio e le sue storie attraverso i derby. Il più pericoloso incrocio calcistico: "Mostar".

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di  Biagio Bianculli Mostar  , città della Bosnia-Erzegovina , si trova al confine con la Croazia, 110.000 abitanti circa. In questa città il calcio si incrocia con il nazionalismo, la religione, la politica e spesso con l'odio, per questo il derby della città bosniaca è considerato il più pericoloso del mondo. Le due squadre sono l' Fk Velez Mostar e il Zrinjski Mostar . Nel 1993 la città era divisa da un ponte, lo Stari Most, a causa della guerra civile jugoslava: a ovest i croati cattolici e a est i bosniaci musulmani. I tifosi dell'una e dell'altra squadra erano divisi non solo dalla fede calcistica, ma da molto di più. LA STORIA DELLO ZRINJSKI - Lo Zrinjski Mostar, richiama il nome dai principi Zrinski e il vicerè Nikola Subic, che cercò di di difendere l'impero asburgico dalle mire espansionistiche di Solimano Il Magnifico a metà del XVI secolo. E' stata sempre una squadra legata alla  destra croata, si dice esistessero simpatie anche per i n

E' tempo di una lettura complessiva del "Caso Moro". Dalle verità giudiziarie ad alcuni lati ancora bui della notte della Repubblica

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di Antonio Rubino Il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia a seguito del rapimento di via Fani ad opera delle Brigate Rosse, viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro . Si trova nel portabagagli di una Renault 4 in via Caetani, a metà strada tra Botteghe Oscure e Piazza del Gesù , dove si trovano rispettivamente le sedi del PCI e della DC. E' la notte della Repubblica.   E' un momento tragico che chiude 55 giorni di ansia e apre una storia ancora non del tutto conclusa. La complessa vicenda, dal punto storiografico e politico, del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro, non può essere trattata con la faciloneria di chi pretende di raccontare verità mai ascoltate e versioni definitive. Esiste certamente una valutazione condivisa circa l'esistenza di aspetti a lungo poco chiari della vicenda sui quali, negli ultimi anni, si sono concentrati i lavori della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Sul "ca

Il calcio e le sue storie attraverso i derby: "El Super Clasico"

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Daniel Onega e Julio_Melendez in un superclasico degli anni 60 di  Biagio Bianculli Ci sono derby e derby. Il più pericoloso è forse quello di Mostar , in Bosnia . Il più intenso, probabilmente, è quello di Tehran tra Persepolis ed Esteghlal che hanno una rivalità pazzesca. Nello stadio della capitale iraniana ci sono 90mila persone: tecnicamente non ci potrebbero essere donne, ma ve ne sono diverse travestite da uomini per andare a vedere la partita.  Sono tanti i derby del calcio e le loro storie, da ogni parte del mondo. C'è un derby però che ha permesso racconti di ogni genere: El Super Clasico, uno dei derby di Buenos Aires.  Il più importante del calcio argentino: tra il River Plate e il Boca Juniors . E’ il più importante perché si gioca soprattutto alla Boca, nel quartiere dei genovesi, arrivati dall’Italia a cavallo tra '800 e '900. DAL PRIMO DERBY AL 1966 - Siccome il River giocava anch’esso alla Boca, era proprio un derby di quartiere, un po’ come

"Politiche dell'immigrazione" nell'antica Atene. Tra accoglienza, interessi e qualche sorpresa

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« Di tutte le miserie umane la più amara è questa: conoscere così poco da non avere  controllo  su niente » Erodoto V sec. a. C.: come vivevano gli stranieri ad Atene e nell’Attica [1] Nel V sec. a.C. la popolazione dell’Attica era costituita da circa 40.000 maschi adulti, cittadini liberi, da un alto numero di schiavi e da un numero di residenti stranieri che si aggirava intorno alle 10.000 unità. I numeri di riferimento non  comprendono le donne e i bambini. I residenti stranieri erano chiamati “ meteci ” (il termine indicava “coloro che avevano cambiato residenza” quindi gli immigrati, o “coloro che coabitavano” con i cittadini). I meteci erano presenti specialmente ad Atene ma anche nella gran parte delle città greche (faceva eccezione Sparta dove non erano ammessi stranieri). È interessante sapere che ad Atene vi fu una sostanziosa presenza di residenti stranieri, privi del diritto di cittadinanza. Ai filosofi, come Aristotele , e a tutti gli altri art

"E i francesi ci rispettano." Gino Bartali: un ciclista e la storia d'Italia.

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di Antonio Rubino La sera del 15 Luglio 1948, in un albergo di Briancon, alloggia Gino Bartali . Ginettaccio, il toscano, il ciclista che è già un mostro sacro dello sport, sta correndo il Tour de France . E' al termine della sua lunghissima carriera. Dal 1935, in bicicletta, Gino Bartali ha raccolto centinaia di vittorie, non vi è corsa dove Bartali non abbia trionfato. Al Tour del 1948 Bartali era l'unico dei big italiani in corsa. Coppi non era in forma. Magni non fu gradito dall'organizzazione della corsa. L'ostilità dei Francesi per la squadra italiana è fortissima. Gli Italiani sono quelli che “stavano con i fascisti” per molti transalpini assiepati lungo le strade di quel Tour del dopoguerra. Forse, in molti temono ancora Bartali che ha vinto l'ultimo Tour de France dieci anni prima, nel 1938, ma è un fuoriclasse. Quando la gran boucle del 1948 arriva sulle Alpi , Gino Bartali sembra fuori dai giochi, paga un distacco di 22 minuti da Bobet, il ben

Il Principe e la maledizione dei sette gatti neri: la favola del Racing Club

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di  Biagio Bianculli La maldición de los siete gatos negros . Ovvero “La maledizione dei sette gatti neri”.  Ci sono derby e derby. Uno di questi è il derby di Avellaneda . La città argentina non è un posto semplice: i due stadi si guardano. Da una parte l’ Indipendente , dall’altra il Racing . Nel 1967 il Racing gioca e vince la Coppa Intercontinentale battendo il Celtic , che l’anno prima a Lisbona, a sorpresa aveva battuto l’ Inter . Mentre stanno giocando quella partita, dei tifosi dell’Indipendente si inseriscono all’interno dello stadio, detto “El Cilindro” , e seppeliscono “sette gatti neri morti” da qualche parte. nel campo. L’INIZIO DELLA MALEDIZIONE - Da quella volta in poi il Racing non vincerà praticamente più: inizieranno una serie di disgrazie .  Ai 15 titoli nazionali ottenuti prima di quella notte, infatti, farà seguito appena un torneo di Apertura conquistato nel 2001. Subito dopo un nuovo tonfo in classifica.  E anche nelle varie coppe che si giocano in Sud