E' tempo di una lettura complessiva del "Caso Moro". Dalle verità giudiziarie ad alcuni lati ancora bui della notte della Repubblica



di Antonio Rubino

Il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia a seguito del rapimento di via Fani ad opera delle Brigate Rosse, viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Si trova nel portabagagli di una Renault 4 in via Caetani, a metà strada tra Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, dove si trovano rispettivamente le sedi del PCI e della DC. E' la notte della Repubblica. 
E' un momento tragico che chiude 55 giorni di ansia e apre una storia ancora non del tutto conclusa.

La complessa vicenda, dal punto storiografico e politico, del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro, non può essere trattata con la faciloneria di chi pretende di raccontare verità mai ascoltate e versioni definitive.
Esiste certamente una valutazione condivisa circa l'esistenza di aspetti a lungo poco chiari della vicenda sui quali, negli ultimi anni, si sono concentrati i lavori della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro.

Sul "caso Moro" sono stati scritti centinaia di libri, esistono gli atti di cinque processi, vi sono i memoriali dei brigatisti, si sono susseguite ricostruzioni frammentarie e altre complesse e documentate. Sul caso Moro sono state realizzate opere teatrali, film e documentari. Non si contano le conferenze, negli ultimi anni sono state centinaia quelle tenute da Gero Grassi, membro della Commissione d'inchiesta. 

Una mole enorme di documenti che analizzata in dettaglio rivela una ancora forte commistione nella ricostruzione dei fatti tra valutazione politica, lavoro di indagine delle forze di polizia, inchiesta giudiziaria e storiografia. E' chiaro che la verità giudiziaria sul caso Moro deve lasciare comunque spazio a una ricerca storica che inglobi i fatti in un contesto più ampio. Sarebbe quanto mai opportuno che un nuovo intervento di studio di questa enorme materia venga affrontato dal punto di vista della rigorosa ricerca storica che tenga conto, nella complessità, di tutti questi aspetti.

Ciò che si conosce sul caso Moro è ormai abbastanza per poter delineare la vicenda storica che va' dal 16 marzo 1978, con il rapimento di Via Fani e l'uccisione della scorta (Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Salvatore Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi), e il 9 maggio 1978. 

Tuttavia, andrebbero approfonditi alcuni aspetti da studiare inquadrandoli nel complesso della vicenda e del periodo storico, con il confronto delle fonti e, possibilmente, senza la pretesa di avere verità pre-confezionate. Magari, molti di questi aspetti potrebbero essere totalmente smentiti, altri potrebbero raccontare aspetti nuovi e che arricchiscono in maniera determinante le conoscenze sul caso Moro. 
E' forse giunto il momento di proporre una lettura complessiva del Caso Moro che tenga dentro anche quegli aspetti ancora non del tutto chiariti.

Sarebbe utile giungere a una conclusione circa l'assenza di una regia unica nel rapimento e nell'uccisione di Moro. Appare molto complessa la ricostruzione delle  organizzazioni che entrano nella rete che emerge in diversi episodi del Caso Moro. E' probabile che le Brigate Rosse non siano state la regia unica dell'operazione. Restano ancora non del tutto chiariti i rapporti tra le BR e l'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) almeno rispetto alle misure di sicurezza assunte per la protezione dell'onorevole Moro. 
Bisognerebbe esporre le lacune del memoriale Morucci che presenta incongruenze su punti non secondari, come l’abbandono delle macchine dopo la strage di via Fani, i contatti con forze politiche e familiari di Moro, la circolazione di scritti di Moro e la loro scomparsa, nonché il progressivo emergere di persone, come Germano Maccari, Raimondo Etro e Rita Algranati, di cui solo molto tardivamente si poté dimostrare una partecipazione alla vicenda Moro[1].
Si potrebbe chiarire, ormai in via definitiva, la rilevanza nella vicenda della chiusura del Bar Olivetti e alcune importanti omissioni nelle indagini circa il passato del gestore di quel Bar. Come potrebbe essere utile chiarire l'utilizzo da parte delle BR del complesso della Balduina
Sembra ormai possibile chiarire i rapporti con la scuola Hyperion e con la P2 senza sconfinare nel "revisionismo", operazione analoga andrebbe fatta nei rapporti con le organizzazioni criminali (che forse hanno un ruolo nella vicenda) e rispetto agli interventi e le proposte di trattative per la scarcerazione da parte della Santa Sede e di alcune forze politiche. Il ruolo dei servizi segreti alla luce dei documenti, anche di quelli desecretati con la "direttiva Renzi", può essere raccontato senza mitizzazioni.

La volontà di voltare rapidamente pagina rispetto alla stagione del terrorismo ha forse portato a cercare una verità semplice, mentre la verità della storia è pur sempre complessa. 
Una rilettura globale del Caso Moro è quanto mai doverosa per l'Italia e per la memoria del grande statista italiano. 
La storia deve consegnare ad Aldo Moro il titolo di "martire laico"?

[1] Relazione ai Presidenti delle Camere della Commissione d'Inchiesta sul Caso Moro, 2017.





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