Il calcio e le sue storie attraverso i derby. Il più pericoloso incrocio calcistico: "Mostar".




di Biagio Bianculli

Mostar , città della Bosnia-Erzegovina, si trova al confine con la Croazia, 110.000 abitanti circa. In questa città il calcio si incrocia con il nazionalismo, la religione, la politica e spesso con l'odio, per questo il derby della città bosniaca è considerato il più pericoloso del mondo.
Le due squadre sono l'Fk Velez Mostar e il Zrinjski Mostar.
Nel 1993 la città era divisa da un ponte, lo Stari Most, a causa della guerra civile jugoslava: a ovest i croati cattolici e a est i bosniaci musulmani. I tifosi dell'una e dell'altra squadra erano divisi non solo dalla fede calcistica, ma da molto di più.

LA STORIA DELLO ZRINJSKI - Lo Zrinjski Mostar, richiama il nome dai principi Zrinski e il vicerè Nikola Subic, che cercò di di difendere l'impero asburgico dalle mire espansionistiche di Solimano Il Magnifico a metà del XVI secolo.
E' stata sempre una squadra legata alla destra croata, si dice esistessero simpatie anche per i nazisti durante l'occupazione dei Balcani. Ma, con Tito la compagine di stampo croato venne espulsa dal campionato jugoslavo fino al 1992, salvo poi essere riabilitata da alcuni ultra-nazionalisti di Zagabria. Da 28 anni anni a questa parte lo Zrinjski occupa stabilmente le parti alte della classifica.

LA STORIA DEL VELEZ – Con l'arrivo di Tito al potere, il Velez ebbe un periodo di massimo splendore. Nella stagione 1974-75 arrivò fino ai quarti di finale di Coppa Uefa. Lo stesso Maresciallo Tito in occasione del cinquantenario, nel 1972, spese parole dolci per il Velez. Con la morte di Tito nel 1980 tracollò anche la formazione bosniaca che cominciò a veleggiare in bassa classifica e in seconda divisione.

I giocatori dello Zrinjski, sono conosciuti con il soprannome di “Plemići”, o "Ultras", (“aristocratici”in italiano); quelli del Velež, invece, sono i “Rodeni”  o "Red Army"( traduzione della parola “nativi”). Fino al 1992 era il Velez a disputare le partite casalinghe presso il Bijeli Brijeg Stadium, che si trovava nella parte croata di Mostar. Con la rifondazione dello Zrinkski, i Rodeni furono trasferiti nel più piccolo Stadion Vrapčići (oggi conosciuto come Stadion Rođeni) situato nella zona est. Inoltre i tifosi dello Zrinjski sono gemellati con il gruppo "Torcida" dell'Hajduk Spalato e intonano cori inneggianti Ante Pavelic, che collaborò nella Seconda Guerra Mondiale con i tedeschi. 
Prima di una match del 2011 entrambe le squadre rilasciarono il seguente comunicato: "il tempo del privitivismo è finito, oggi con tali comportamenti portate solo danno alle vostre squadre, sia in termini economici che di partite a porte chiuse". 
L'impegno delle due società non portò a nulla, le frange del tifo violento si fecero sentire ugualmente. Proprio in quella gara preceduta dal comunicato alla rete del Velež, i tifosi dello Zrinjski invasero il terreno di gioco e diedero inizio ad una vera e propria caccia all’uomo.  Dopo ore di terrore la polizia riuscì a ristabilire l’ordine e i giocatori del Velez vennero scortati nella zona Est della città, terrorizzati certo, ma allo stesso tempo felici per aver portato dall’altra parte del fiume i tanto agognati tre punti...incolumi. Ha ragione Loic Tregoures, ricercatore a Sciences Po a Lille con un dottorato sulle identità nazionali, nel dire che "il calcio è la migliore manifestazione delle questioni irrisolte nell'ex Jugoslavia". Se un tempo la funzione del ponte del a Mostar, come per tutti i ponti, era quella di unire, oggi quel ponte divide ancora, e il calcio ne è un esempio lampante.

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