Riflessioni sul coronavirus: cosa scriveranno gli storici? (cosa racconteremo ai nipoti?)

di Antonio Rubino

Questo articolo è probabilmente inutile. Parte da una domanda che di sicuro non ha risposta. Forse per questo, se lo leggi fino alla fine, potrai averne una.

Cosa resterà, nella storia, di questa pandemia? C'è chi risponderà: tutto! Ma, la domanda va riformulata: cosa scriveranno gli storici, fra 100 anni, di questo periodo? La domanda è affascinante, peraltro, non ha risposta.  


Non si tratta di decidere cosa risponderemo ai nostri nipoti quando ci chiederanno: Nonno come si viveva ai tempi dell'epidemia? cosa facevate chiusi in casa?.
Il problema è da riversare su altri due punti: come faremo a testimoniare ciò che racconteremo? Su cosa si baserà chi quella storia dovrà scriverla?

Abbiamo visto come in questo periodo insolito e inaspettato di pandemia siano fioriti parallelismi e analogie storiche (senza i crismi della comparazione scientifica) nati dalla spontaneità di ricercare nel passato qualcosa che potesse rasserenare o insegnare al presente (ne abbiamo parlato qui). 
Ma, abbiamo anche visto, che la storia non insegna per forza qualcosa, magari serve per pensare e per capire... e pensare con una mente più aperta.

Così, ci siamo chiesti: cosa resterà nella storia di questa epidemia di Covid19
Cosa scriveranno gli storici, quali fonti utilizzeranno, come interpreteranno questo periodo? 

Probabilmente, tra le fonti principali per gli storici di domani ci saranno alcune tipologie di documenti privilegiati (volendo ridurre il discorso al caso Italiano): i DPCM del Governo e le relazioni della Protezione Civile e del Comitato Tecnico Scientifico per l'emergenza Sanitaria. Le decisioni dell'OMS e degli Organismi Internazionali. Poi gli articoli dei giornali. 
Una mole di documenti notevole che racconterà l'evolversi del contagio, fornirà dati scientifici sull'infezione, dirà il triste numero dei morti e le attività intraprese a livello sanitario per curare, fronteggiare e limitare il contagio. Gli storici del futuro potranno esaminare le varie misure restrittive prese ad ogni livello istituzionale e contenute in testi normativi, per poter capire come cambiava la vita delle persone, delle attività commerciali, come all'improvviso si è creata una enorme restrizione delle libertà personali. Gli storici del futuro potranno finalmente fare comparazione con altri periodi e con altre epidemie. Leggeranno i discorsi degli uomini politici, magari analizzeranno la parola "guerra" utilizzata migliaia di volte per presentare le azioni volte a fronteggiare la pandemia. 
Ma, una grande mole di documenti sarebbe sui social network. I documenti a disposizione saranno anche quelli dei social? Qualcuno potrebbe obiettare: "meglio di no!". 
In realtà, ciò che rischia di scomparire di questo periodo, in un deserto digitale, è proprio tutto ciò che hanno vissuto nel periodo della pandemia le "persone comuni" (tra l'altro un periodo che non possiamo considerare ancora terminato, chissà quando potremmo dire che è "passato alla storia"?).

Il rischio di perdere le storie personali è molto forte e, nella storia, che si parli di Medioevo o delle guerre del Novecento la storia quotidiana, quella delle persone comuni, è la materia incandescente e viva che meglio di altre può dare senso alla ricerca. Spieghiamoci: tutto il lavoro sulle fonti di cui sopra sarà l'impalcatura per il lavoro dello storico del 2120 che scriverà dei suoi antenati che affrontarono una enorme pandemia che sconvolse le società e le economie. Ma, le storie dei "singoli", i punti di vista del commerciante e del medico, del ragazzo e del vecchio, quelle che raccontano il quotidiano...che fine faranno? Resterà traccia del dibattito sui tamponi ? E delle polemiche sugli aperitivi che nella società odierna sembrano essere "l'irrinunciabile"?
Gli storici come racconteranno ciò che quella pandemia significava per gli uomini e le donne del 2020: i matrimoni rinviati, le attività economiche chiuse per sempre e quelle riconvertite, i dolori per le morti, le scuole chiuse e i bambini chiusi in casa...
Forse dovremmo fare come Dino Compagni che, sul finire del XIII secolo, si rende conto che vale la pena scrivere ciò che avviene nella sua città e così inizia un "diario": nella sua Cronica, Dino racconta, dal suo punto di vista, le drammatiche vicende della politica di Firenze in quegli anni con la sua vivace vita economica, con i suoi esperimenti di governo e le lotte di potere delle grandi famiglie.

Perderemo per sempre questi punti di vista che oggi ci stanchiamo di leggere su Facebook? Sembra un esercizio intellettuale inconcludente porsi questa domanda. Ma forse non lo è? 
Certamente non abbiamo una risposta. Ci rendiamo conto che questa domanda diventa aleatoria e non può essere affrontata se non con i "se" e con i "ma".

Una previsione, volendo guardare al lavoro degli storici del 2120, la azzarderei. Una delle immagini più forti è quella del Papa che il 27 marzo prega per la fine della pandemia e si affaccia su una piazza San Pietro vuota. La forza di quelle immagini e le parole del Papa potranno essere un evento simbolo di questo periodo. Ma tutto il resto? 
Quando lo storico del 2120 inizierà il suo libro a cento anni dalla pandemia potrebbe inserire questo incipit

La pioggia univa il cielo e la terra. Era il 27 marzo dell'anno 2020. Il Sommo Pontefice in quell'anno era l'argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. La sua benedizione al mondo e la preghiera per la fine della pandemia si svolgeva in uno scenario spettrale che la storia non aveva mai conosciuto. Fino al 2020. Una preghiera con gesti antichi che riportò il mondo a una nuova unione con i riti religiosi. La Chiesa Cattolica, privata della presenza suo popolo, nella piazza San Pietro vuota si affidava a Dio per chiedere la fine della pandemia. Il silenzio del Vaticano veniva rotto dalle parole del Vangelo: Perchè avete paura...

L'introduzione di questo ipotetico libro continuerà con il racconto dei primi mesi di chiusura, le timide riapertura, fino alla scoperta di un vaccino (ma possiamo davvero dire che andrà così??) e poi parlerà dell'era post-covid (più che una previsione storica forse è una speranza).
Un capitolo sarà dedicato ai cambiamenti economici, uno a quelli politici, uno ai morti, uno agli eventi straordinari che seguiranno (cosa succederà all'Unione Europea? come andranno le elezioni in USA?). Tratteggiato il contesto si andrà nello specifico dei fatti. Ma quali fatti saranno quelli determinanti? Ne abbiamo percezione fin da ora. Ne abbiamo scelto uno per il suo valore simbolico e, nella storia, il valore dei simboli può divenire sostanza. Ma quali saranno gli altri eventi determinanti? 
Poi ci saranno degli aneddoti: ma la vita di tutti i giorni come verrà raccontata? Quali saranno le fonti?
Ad esempio, si racconterà del Papa solo nella piazza San Pietro, ma si racconterà anche del pianto di commozione che ho avuto quando ho visto il mio parroco distribuire l'Eucarestia con i guanti e la mascherina? Non avrà importanza nella storia, eppure la storia è esattamente questo: tutto ciò che gli uomini hanno fatto, tutto ciò che agli uomini è accaduto.

Se ti va discutiamone, magari esiste qualche risposta...
 

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