Le parole di Cesare: Il De Bello Gallico
Il DE BELLO GALLICO non è solo un’opera che narra una guerra ma è anche un testo politico. Potremmo anche considerarlo simile a una specie di diario, nel quale il suo autore racconta le sue "avventure", un pò come Il MILIONE di Marco POLO (opera nella quale il mercante veneziano racconta i suoi viaggi in Oriente).
L’opera di Giulio Cesare è divisa in sette libri, uno per ogni anno di guerra. L'ottavo è stato aggiunto da
Aulo Irzio, collaboratore di Cesare. Ognuno dei libri che compongono l'opera sono "un capitolo" della grande epopea di Cesare nelle Gallie, così che uno parla delle
alleanze, un altro dei tradimenti e, naturalmente, delle battaglie dei Romani contro i Galli.
Bisogna considerare che il De Bello Gallico è un documento storico, tuttavia è il punto di vista di uno solo dei protagonisti della storia di quegli anni, quindi sicuramente un punto di vista di parte che, in ogni caso, oggi racconta ancora quegli anni risultando utilissimo alla storia.
MA
QUALI SONO I PROTAGONISTI DELL’OPERA?
Ovviamente
c’è Cesare, comandante dell’esercito, stratega ma anche narratore (Cesare
scrive in terza persona, evidentemente egli concepì l'idea di parlare di se in terza persona per far acquisire al testo maggiore attendibilità rispetto a un racconto fatto in prima persona). C’è poi il comandante delle tribù galliche,
Vercingetorige, nemico intelligente e coraggioso, che anche al momento della
sconfitta non perde l’onore. Altri protagonisti sono i due eserciti nemici, i Romani e i Galli.
Ma il
DE BELLO GALLICO A COSA SERVIVA REALMENTE?
Pur se non riusciamo a inquadrare quest'opera in un genere letterario ben preciso, l'aspetto più chiaro dell'opera è che si tratta di una memoria, stesa in forma di appunti, rielaborata dall'autore in seguito al suo ritorno. Si tratta di resoconti e racconti scritti in terza persona da parte dell'autore che, però, vive in modo diretto e da protagonista i fatti narrati. Ovviamente, quindi, serviva a raccontare la guerra condotta da Roma contro gli abitanti della Gallia, ma serviva soprattutto a far parlare di Cesare
ovunque come un comandante giusto, invincibile ma anche spietato.
La minuziosa cronaca militare, il racconto della vita negli accampamenti, la descrizione delle battaglie ma anche le digressioni etnografiche (ossia le inserzioni nel testo che forniscono informazioni su usanze, costumi e credenze delle tribù dei Galli) fanno del DE BELLO GALLICO, ancora oggi, una fonte scritta importantissima per capire le antiche civiltà, ma anche per mostrarci che già a quel tempo l’uomo faceva propaganda per portare prestigio al proprio nome.
* classe II della secondaria di II grado I.C. Racioppi Moliterno
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