Angelo Clareno: la vita straordinaria di "un ribelle tranquillo"

Vittore Crivelli. Madonna col Bambino,
San Girolamo,
San Giovanni Battista,
San Francesco,
il Beato Angelo Clareno.
Fermo. XV sec. Particolare.
Ritaglio foto da Wikipedia
                                                                                          di Antonio Rubino
A.D. 1334 Papa Giovanni XXII decide di intervenire energicamente contro i gruppi religiosi "non allineati". Negli anni precedenti la diatriba tra il Pontefice e i gruppi di Spirituali Francescani è stata durissima. Il terreno di scontro: "la povertà di Cristo e degli Apostoli".
Da una parte il Papa e la Curia, dall'altro gli Spirituali, un movimento che predicava e praticava il ritorno alla chiesa povera e all'osservanza
sine glossa della Regola di Francesco d'Assisi
Giovanni XXII decide che è il momento di chiudere la partita con colui che, insieme a Ubertino da Casale, era stato il maggior rappresentante degli Spirituali: Angelo Clareno, al secolo Pietro da Chiarino
(dove era nato nel 1255 circa).
L'Inquisizione si mette sulle tracce di Angelo Clareno per catturarlo e sottoporlo a giudizio.
Sembra davvero l'atto finale di una partita lunghissima, i due protagonisti sono due ottuagenari: il Pontefice che aveva condannato come eretica la tesi della povertà di Cristo e il capo degli Spirituali che, dopo aver patito il carcere e l'esilio, si trova vecchio e stanco nella pace del monastero di Subiaco, dove scrisse le sue opere più famose.  
L'abate di Subiaco rifiuta di consegnarlo all'Inquisizione. Angelo Clareno è però costretto a una nuova fuga, questa volta verso il Regno di Napoli.

Il Nome della Rosa, il celebre romanzo di Umberto Eco ambientato nel 1327, racconta magistralmente il clima di scontro epocale che stava interessando le maggiori istituzioni del tempo (il Papato e l'Impero) e l'Ordine Francescano. Ai nostri occhi non può essere chiaro come un monaco, un frate o un semplice uomo del medioevo potesse vedere e vivere quello scontro, l'impressione che poteva esercitare sul suo immaginario.
La vicenda biografica di Angelo Clareno si svolge in questo scenario, egli è uno dei protagonisti, la sua storia è degna di un romanzo storico.

Nel 1274 era entrato nell'Ordine dei Frati Minori e ben presto venne rapito dalle dottrine escatologiche di Gioacchino da Fiore, che influenzarono i movimenti fraticelleschi. Aderì fin dall'inizio alle correnti Spirituali dell'Ordine e il suo fervore gli costò una prima condanna in carcere, anticipando anche la fase più dura di scontro che ci sarà in seguito al Capitolo di Perugia del 1322. Tornato libero, Angelo Clareno partì per l'Armenia. Un viaggio avventuroso e che segnò per sempre la sua esistenza. Fece ritorno in Italia sul finire del XIII secolo, quando, con la breve parentesi del pontificato di Celestino V (il Papa del "gran rifiuto" secondo l'espressione di Dante) forse credette di trovare spazio e respiro per istituzionalizzare un movimento di sequela rigorosa della Regola e del Testamento di Francesco.
Con Bonifacio VIII il clima cambiò nuovamente a sfavore delle tesi pauperistiche e Angelo Clareno si rifugiò in Grecia. Un nuovo viaggio, un nuovo esilio, ma nessuna scalfittura nei suoi ideali. Uomo di grande cultura, in Grecia lavorò a molte traduzioni e, quando nel 1305 tornò in Italia raccolse attorno a se un gran numero di frati desiderosi di vivere l'ideale francescano in semplicità e con rigorosa osservanza. Una nuova parentesi di relativa tranquillità Clareno la vive con il pontificato di Clemente V che, nel 1311, lo convocherà anche ad Avignone. Sia il viaggio verso la corte papale che quello di ritorno verso l'Italia lo porta a fermarsi nei luoghi di Pietro di Govanni Olivi, attraversando l'Occitania e la Provenza, dove proliferava lo spirito e le idee rigoriste sulla povertà dell'Ordine Francescano. Probabilmente Clareno le infiamma.
Nel 1317, quando Angelo Clareno, conosciuto anche con il nome di fra' Angelo da Cingoli, è ormai il punto di riferimento di tutto il movimento spirituale ed è molto seguito dal popolo, Giovanni XXII lo scomunica.
Inizia la sua ennesima fuga che lo porterà, nel 1318, a Subiaco. La pace del monastero è squarciata dall'ultimo atto dello scontro: l'ordine di cattura.

Il suo ultimo viaggio punta verso sud. Per diversi ragioni: la possibilità di trovare territori utili per un fuggitivo, la presenza di una fitta rete "fraticellesca" e di eremi di Spirituali che potevano aiutarlo, non ultimo, per alcune motivazioni "politiche" riconducibili alla presenza del Principe Fillippo di Maiorca, difensore dei Fraticelli. 

Un viaggio che dovette essere disagevole, non solo per la sua età avanzata ma anche per le strade che si trovò ad affrontare; il Clareno, dopo una vita di privazioni e di austerità, nel 1334 giunse all'ultimo rifugio della sua esistenza, fermando la sua fuga nell'eremo di Santa Maria dell’Aspro, presso Marsicovetere (Pz), nella valle dell’Agri: «in loco deserto, ab omni habitatione remoto».
La Basilicata, che con la sua natura ricordava l'Umbria di Francesco, diventa il rifugio di Clareno e del suo compagno di viaggio Nicola de Calabria. 
Il soggiorno in Val d'Agri è l'ultimo della straordinaria vita di Clareno. Dei tre anni trascorsi a Marsicovetere restano tracce nelle fonti che parlano della sua opera e ...dei suoi miracoli.

Un certo frate Filippo, «assistens sancto seni fratri Angelo» (che probabilmente è lo stesso Filippo da Maiorca cui il Clareno indirizza diverse lettere sia da Subiaco che da Marsicovetere), redige una raccolta di eventi miracolosi accaduti a Marsicovetere e dintorni nel periodo di soggiorno di Angelo Clareno.
Non è facile delineare con esattezza la figura del Clareno, per la penuria di fonti e anche perchè fu al centro di uno scontro, quello tra chi lo voleva dipingere come eretico e coloro che lo descrivono come santo.
La cronaca del "soggiorno" di Clareno a S. Maria dell'Aspro narra di alcuni fatti miracolosi, ma anche del gran numero di frati che giungono nell'eremo del maestro, dove accorrono anche le popolazioni della Val d'Agri attirate dalla fama di santità del Clareno.
L’ambiente sia umano che naturale che caratterizza la Basilicata è un terreno fecondo per esperienze eremitiche e mistiche riconducibili agli Spirituali e al fenomeno del fraticellismo (ne parleremo presto in un altro articolo) e la presenza del Clareno è senza dubbio un elemento che incrementerà questa presenza in territorio lucano. La cronaca sui miracoli del Beato Angelo inizia proprio narrando di un altro eremita del posto, fra Francesco da Grumento. Questi, da tempo tormentato dal demonio, era deciso ad abbandonare il suo eremo ma l’intervento del Clareno lo condurrà a non abbandonare lo stile di vita prescelto e a continuare la sua santa esperienza di ritiro e preghiera. Se per l’eremita era importante la salute dello spirito più di quella del corpo, la guarigione dalle malattie era il desiderio dei poveri abitanti dei luoghi limitrofi a Santa Maria dell’Aspro, del popolo, quello composto soprattutto da agricoltori e pastori. Stando ai testi agiografici sul Clareno, la popolazione della Val d’Agri soffriva di diverse patologie agli occhi, alle braccia, alle gambe ed alla gola, oltre ad essere flagellata da tumori di ogni genere.
Il frate marchigiano guarì un bambino di Satriano affetto da tracoma, un piccolo lebbroso di Saponara (Grumento) e un ragazzino di Montemurro affetto dal “morbo caduco”. L’intervento del Clareno fu miracoloso per guarire piaghe, fistole e ingrossamento dei linfonodi, come nel caso di un muratore di Viggiano che si recò nell'eremo di Santa Maria dell’Aspro per ottenere dal Clareno l’imposizione delle mani. Il frate, per non offrire l’immagine del taumaturgo, rifiutò a lungo, ma poi, convinto dall'insistenza del malato, lo toccò determinando la scomparsa della malattia.
Angelo Clareno morì nell'eremo sulle pendici del monte Vulturino nel 1337. Una vicenda straordinaria che si chiude in un luogo remoto della Basilicata interna, tra boschi selvaggi e silenzi profondi, come la vita severa, ascetica, straordinaria di Angelo Clareno.

Si deve alla felice intuizione di Raoul Manselli, un grande studioso di "questioni francescane", l'appellativo di Ribelle Tranquillo dato ad Angelo Clareno, figura straordinaria del Medioevo Europeo. Il libro con questo titolo di Felice Accrocca  è senza dubbio un grande strumento per conoscere questo personaggio che ebbe un ruolo fondamentale nella storia del francescanesimo.

Presto scriverò in maniera più approfondita di Angelo Clareno. A presto !

Non ti annoio con la lunga bibliografia per questo articolo, ma se vuoi approfondire non esitare a chiedermi tutti i titoli. 
Per conoscere meglio la figura di Angelo Clareno ti consiglio tre libri:
F. Accrocca, Un ribelle tranquillo. Angelo Clareno e gli Spirituali Francescani, S. Maria degli Angeli, Edizioni Porziuncola, 2009.
L. Von Auw, Angelo Clareno et les spirituels Italiens, Roma, 1979.
G.L. Potestà, Angelo Clareno; dai poveri eremiti ai fraticelli, Roma, Istituto Storico per il Medioevo, 1990.


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