Storia dell'Arma dei Carabinieri - Seconda Puntata: Le prime sfide
Nel 1815, subito dopo la loro istituzione, i Carabinieri si trovarono ad affrontare le prime significative prove, sia nel mantenimento dell'ordine pubblico che sul campo di battaglia. Il 23 aprile di quell'anno, il Carabiniere Giovanni Boccaccio fu il primo a cadere in servizio, vittima di un'imboscata mentre cercava di catturare un gruppo di evasi dal carcere di Cuneo.
Il primo impegno militare vero e proprio, nel 1815, vede i Carabinieri partecipare attivamente alla campagna contro le truppe di Napoleone Bonaparte, colui che aveva fondato e organizzato la Gendarmeria a cui si ispirarono i fondatori del corpo dei Carabinieri (vedi prima puntata qui). Un piccolo contingente si unì al corpo di spedizione del Generale Sallier de la Tour, distinguendosi per l'attività informativa e la resistenza in alcune stazioni di confine. Durante l'assalto a Grenoble, i Carabinieri, sotto il comando del Sottotenente Cavassola, effettuarono una carica di cavalleria che contribuì in modo decisivo alla resa della città, ricevendo una lusinghiera menzione nell'ordine del giorno. Due Carabinieri, Mosca e Forneris, furono promossi per il loro "zelo, coraggio e intelligenza nel servizio di informazione" in Savoia, mentre il Carabiniere Alessio, ferito e fatto prigioniero, fu proposto per la Medaglia d'argento di Savoia dopo essere riuscito a fuggire e a partecipare alla carica.
Il 1° novembre 1816, il marchese Giovanni Battista d’Oncieux de la Bâthie assunse il comando del Corpo, dedicandosi al rafforzamento della disciplina, essenziale per un'istituzione i cui membri operavano spesso in isolamento. A lui si deve l'introduzione della Circolare Periodica, un innovativo strumento (la prima risale al 27 maggio 1818) che serviva a diffondere informazioni sugli eventi significativi riguardanti l'Arma e a incoraggiare un comportamento esemplare.
L'espansione e l'organizzazione territoriale
Successivamente alla campagna del 1815, i Carabinieri furono impegnati nella creazione di nuove Stazioni e Luogotenenze in Liguria, una regione annessa al Regno di Sardegna che resisteva alla perdita della propria indipendenza. Soprattutto Genova, l'antica Repubblica annessa al Regno dopo il Congresso di Vienna come Ducato, covava nel culto della propria storia uno spirito indipendentista molto accesso, influenzato anche dai venti rivoluzionari europei. La preesistente "Gendarmeria genovese" fu progressivamente ridotta fino alla sua estinzione. Negli stessi anni, l'Arma estese la sua presenza anche in Sardegna, sostituendo i "Cacciatori Reali" (ex Dragoni e Cavalleggeri di Sardegna) nel servizio di polizia sull'isola.
La lealtà durante i moti rivoluzionari del 1821 e la svolta organizzativa del 1822
I Carabinieri, fin dalla loro origine, si distinguono per fedeltà alla causa cui prestano giuramento. I moti rivoluzionari del 1821 rappresentarono un'altra importante sfida. Mentre nel Regno delle Due Sicilie il sovrano è costretto a concedere la "costituzione", già concessa anche in Spagna, nel Regno di Sardegna sono reparti dell'Esercito che si sollevano ad Alessandria. Anche il corpo dei Carabinieri viene sobillato, ma mantiene salda la sua posizione di fedeltà al re Vittorio Emanuele I che vuole restare fedele agli accordi del Congresso di Vienna. Tra il 10 e il 12 marzo l'onda rivoluzionaria minaccia Torino e gli insorti assediano la capitale. Il re, contrario a spargimenti di sangue, abdica a favore del fratello Carlo Felice che è però a Modena, dunque assume la reggenza il principe ereditario Carlo Alberto di Savoia. Questi concede lo "Statuto" ma è sconfessato da Carlo Felice che ordine al principe ereditario di ritirarsi a Novara dove si concentrano le truppe della monarchia sabauda e gli alleati austriaci del lombardo veneto. Anche le Compagnie dei Carabinieri si ritirano a Novara, collaborando con le forze lealiste e austriache fino alla vittoria che pose fine alla rivolta l'8 aprile 1821. Questo episodio consolidò la loro reputazione di lealtà istituzionale, una caratteristica distintiva dell'Arma nel corso della sua storia.
In seguito ai moti del 1821, venne pubblicato il Regolamento Generale del 1822 per riorganizzare e raccogliere tutte le diposizioni su ordinamento e servizio del Corpo. La riorganizzazione dei Carabinieri era diventata una priorità per un maggior controllo del territorio da parte della monarchia, attraverso il rafforzamento delle funzioni di polizia assegnate ai Carabinieri. Già le Regie Patenti di Re Carlo Felice del 12 ottobre 1822 ridefinirono le prerogative e le attribuzioni dell'Arma: fu istituita l'"Ispezione Generale dell'Arma" (l'attuale Comando Generale) e fu introdotta la figura degli Allievi Carabinieri. L'organico fu ampliato a 2.900 unità, con un incremento significativo degli Ufficiali.
Il Regolamento Generale, strutturato in quattro parti e 631 articoli, sottolineava la preminenza dei Carabinieri rispetto alle altre truppe, attribuendo loro compiti di sicurezza pubblica, mantenimento dell'ordine e esecuzione delle leggi, con una "vigilanza attiva, non interrotta, e repressiva". Definiva inoltre i rapporti con le autorità civili e militari, stabilendo il principio del "servizio perpetuo" dei Carabinieri, sempre pronti ad agire per la sicurezza del Trono e la tranquillità pubblica. Questo Regolamento rimase la guida fondamentale per l'Arma per settant'anni, plasmando la sua condotta e il suo sviluppo. Una tradizione mai confermata da prove storiche (ma neanche confutata) vuole che il regolamento sia stato redatto dal confessore di Carlo Alberto, il gesuita padre Cristiano di Chateaubriand.
Scapaccino: la prima Medaglia d'Oro al Valor Militare e i moti del 1834
I moti rivoluzionari europei del 1830, seguendo a quelli del 20-21 a carattere più localistico, ebbero una portata importante soprattutto per il rinvigorirsi del "principio di nazionalità" ispirato alle idee mazziniane. In particolare la caduta della monarchia in Francia, spinse il governo sardo a rafforzare la vigilanza ai confini, anche con l'impiego di truppe di cavalleria aggregate ai Carabinieri. Dopo la successione di Carlo Alberto nel 1831, l'organizzazione del Corpo subì ulteriori modifiche, tra cui la soppressione temporanea dell'Ispezione Generale e la riorganizzazione delle Compagnie e Stazioni.
Le informazioni raccolte dai Carabinieri furono cruciali per contrastare un tentativo di invasione della Savoia nel febbraio 1834 da parte di gruppi mazziniani guidati dal genovese Generale Ramorino. L'attività di intelligence giunse fino alla tecnica della infiltrazione dei gruppi di esuli piemontesi e di 'rivoluzionari', consentendo ai Carabinieri di controllare le rivolte organizzate soprattutto nei circoli di Ginevra e di Genova. Proprio la presenza di Carabinieri infiltrati in un gruppo di rivoluzionari genovesi evita disordini nella città portuale, al momento dello scoppio della rivolta i congiurati sono tratti in arresto. Sfugge alla cattura un ufficiale della Marina Mercantile che fugge in sudamerica, il nizzardo Giuseppe Garibaldi.
In questo contesto si distinse il Carabiniere Giovanni Battista Scapaccino. Intercettato dai ribelli, si rifiutò di unirsi a loro e, fedele al suo giuramento, gridò "Viva il Re!" prima di essere ucciso. Per questo atto di eroismo, Scapaccino fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare, la prima nella storia dei Carabinieri e dell'Armata sabauda. Anche altri Carabinieri, come Carlo Gandino e Feliciano Bobbio, furono decorati per il loro coraggio.
L'impegno nelle calamità: colera e inondazioni
Il Regolamento del 1822 prevedeva l'impiego dei Carabinieri anche in caso di calamità naturali, e l'Arma dimostrò il proprio valore durante le epidemie di colera del 1835 e 1836 e le inondazioni del 1839. Di fronte al colera, i Carabinieri furono impiegati in un'ampia gamma di servizi, dalla sorveglianza e l'isolamento delle zone colpite al trasporto degli infermi, all'assistenza ospedaliera, alla disinfezione e al supporto alle famiglie. Il loro impegno fu così capillare che in alcune località furono gli unici a seppellire i morti e a soccorrere gli ammalati abbandonati. La "Gazzetta di Genova" nel 1836 lodò la loro "magnanima azione", sottolineando come non si fossero mai rifiutati di fronte a nessun servizio, per quanto "ributtante o pericoloso". Tre anni dopo, nel 1839, i Carabinieri si distinsero nel soccorso alle popolazioni colpite dalle inondazioni causate dallo straripamento di diversi fiumi, salvando intere famiglie e beni.
I Carabinieri Veterani e la riorganizzazione del Corpo
Nel 1841 furono istituiti i Carabinieri Veterani, una categoria in soprannumero destinata a servizi speciali di polizia in Sardegna. Sebbene inizialmente composti da un piccolo numero di Marescialli, Brigadieri e Appuntati, la loro forza crebbe significativamente. Nel 1852, con l'istituzione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, i Veterani cessarono le loro specifiche funzioni, ma furono riorganizzati insieme agli "Invalidi" per altri compiti.
Un nuovo ordinamento del Corpo, adottato con il Regio Brevetto del 5 settembre 1843, portò a importanti modifiche nella distribuzione territoriale e negli organici. Le Divisioni salirono a 7, con un aumento delle Compagnie, Luogotenenze e Stazioni, per un totale di 63 Ufficiali e 2.190 uomini, oltre a 80 Allievi Carabinieri. Questa riorganizzazione fu pensata per adattare la struttura dell'Arma all'aumento delle vie di comunicazione e garantire una maggiore efficacia nella "pubblica sicurezza".
continua Antonio Rubino
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