Controversie per un massacro. Un lampo di storia su Via Rasella e le Fosse Ardeatine.
Il libro di Dino Messina Controversie per un massacro. Via Rasella e le Fosse Ardeatine. Una tragedia italiana (Solferino, 240 p., 17 euro) è una ricerca meticolosa e illuminante, con il grande merito di evitare, tracciando una linea chiara di aderenza alle fonti della storia, le inutili polemiche su quella che fu una delle tragedie di un paese in guerra.
L'Italia ha sempre difficoltà a pacificare la memoria. Il 25 aprile è alle porte, quest'anno con una coda di polemiche anche più veementi (quanto inutili) sulla "sobrietà" delle celebrazioni richiesta dal Ministro Musumeci, in quanto la ricorrenza cade alla vigilia delle esequie del Sommo Pontefice. Non dovrebbe esistere un "problema del 25 Aprile", ma l'enorme discussione che si apre su questa ricorrenza non è solo una "questione" di appartenenza politica, ma è figlia di questo derby scatenato tra "storia e memoria". Ne abbiamo parlato già in un articolo su questo blog (link).
Nel grande e infinito (quanto stucchevole) scontro giocato attorno ai fatti della Resistenza e del 25 aprile 1945, un episodio è forse quello maggiormente discusso, analizzato, banalizzato, strumentalizzato e consumato a uso e piacere delle fazioni: l'attentato di Via Rasella e l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Dopo 80 anni dalla liberazione della nostra Italia dal Nazifascismo, la storiografia ci consegna momenti di luce formidabili, come il li libro del giornalista lucano del Corriere della Sera Dino Messina: Controversie per un massacro. Un volume che tratta la storia e le memoria come l'acqua e l'olio, distinguendole bene e consegnando una ricostruzione dei fatti che indaga gli accadimenti nel contesto storico in cui avvennero, senza l'ansia di piegare i fatti a favore di una parte (certa storiografia non ha mai potuto farne a meno, come certi giornalisti che si sono spacciati per storici), senza la pretesa di "fare la storia", ma con il garbo di raccontare ciò che i documenti presentano come verità in un contesto chiaro: quello di una guerra civile che interessò l'Italia dopo l'8 settembre 1943, in una nazione che si sentì occupata dall'ex alleato Tedesco, divisa tra chi (anche in buona fede) restò fedele al fascismo e chi volle combattere per liberarla dalla dittatura e dell'occupazione. D'altronde, la possibilità di capire chi stava dalla parte giusta della storia è facoltà di ciascuno. Ma la storia ha sotto mano, nel suo svolgersi sulle pagine del libro di Messina, tutti i punti di vista, con il fondo della cruda realtà fatta di arti umani che saltano per aria, di sangue, di puzza di putrefazione. La guerra.
In via Rasella vi fu un sanguinoso atto di guerra costato la vita anche a inermi civili. Alle Fosse Ardeatine un crimine di guerra perpetrato contro innocenti. E' la storia di due episodi tragici come tutti quelli che riguardano le guerre, quando non ci sono “bande musicali di semi-pensionati da attaccare” (su questo blog abbiamo raccontato i fatti di Via Rasella in questo articolo).
L’attentato di via Rasella fu un’azione dei gruppi della Resistenza romana (GAP Gruppi di Azione Patriottica) effettuata il 23 marzo 1944 nella Roma occupata dai tedeschi. La direttiva per l'attentato venne dal Partito Comunista Italiano, l'obiettivo un reparto delle forze d’occupazione tedesche, l’11ª Compagnia del Terzo Battaglione del Polizei-regiment Bozen, inquadrato, nella Ordnungs-polizei, composto da reclute altoatesine. Dunque, non fu colpita una «innocua banda di musicanti», non un gruppo di feroci Waffen SS. La ricostruzione di Messina è diligente nel far emergere ciò che accadde dopo l'esplosione di via Rasella. La catena di comando che, con gli uomini del Bozen ancora a terra su via Rasella, decise per la rappresaglia viene tracciata seguendo i profili dei vari protagonisti: Kesselring, Mälzer, Mackensen, Kappler, Priebke.
Il contesto storico, lo scenario, tratteggiato con passaggi chiari, brevi, senza orpelli e una narrazione calamitica, sono la forza del testo di Messina, per via di un intreccio con un racconto minuzioso e particolareggiato, ora per ora, dall'attentato al momento in cui, nelle cave di tufo della Via Ardeatina, vengono uccise 335 persone. La rappresaglia per i 33 soldati uccisi in via Rasella.
Roma sotto il giogo tedesco ha le sue prigioni gonfie di prigionieri politici, partigiani, militari del Regio Esercito Italiano che non si erano arruolati nell'esercito della Repubblica di Salò, ma anche semplici sospettati di antifascismo, oppure preti, carabinieri, finanzieri, poliziotti, ma anche Ebrei e persone che avevano aiutato gli Ebrei a non finire nei campi di concentramento, oltre a giovani e vecchi, detenuti in attesa di giudizio per «oltraggio alle truppe tedesche», per possesso di armi, funzionari pubblici, semplici cittadini. Italiani diversissimi tra loro, con in comune la loro totale estraneità ai fatti di Via Rasella.
La rappresaglia tedesca, i profili degli innocenti uccisi, la scoperta dei corpi: un susseguirsi di momenti descritti con la freddezza che evita commento, nella drammatica semplicità della banalitá del male, nel complesso groviglio della verità storica, con la forza narrativa che porta il lettore a sentirsi testimone dei fatti, presente, coinvolto dalla storia fatta di nomi, vite, persone, drammatici momenti di scelta, di azione, di impotenza.
La rappresaglia, l'estraneità e l'innocenza degli italiani uccisi dai tedeschi, la fuga degli attentatori, sono tutti elementi che hanno aperto e alimentato la lunga discussione su Via Rasella e le Fosse Ardeatine, le controversie tra chi ritiene i gappisti codardi terroristi responsabili della morte di 335 innocenti, chi li acclama come patriottici eroi. La violenza deliberata che uccise altoatesini in divisa nazista,armati con bombe a mano alla cintura, cosi come la ferocia nazista della rappresaglia criminale, non trovano sconti nel racconto. Il libro di Messina ristabilisce l'equilibrio, anche tra le "sentenze" di un lungo processo storico alla resistenza italiana (ancora in corso) per i fatti del 23 marzo 1944: un atto di guerra compiuto in un paese in guerra, da "combattenti irregolari", «privi di divisa» (Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907); un episodio militare del tutto legittimo, considerato che lo Stato Italiano, quello legittimo dopo l'8 settembre, combatteva con gli Alleati contro il Terzo Reich (la Magistratura Italiana ha così sentenziato sui responsabili dell'attentato di via Rasella).
Messina mette in fila le contraddizioni senza giudicarle o additarle, sviscerandole per certi versi, alla luce dei documenti. Partendo da quelle interne alla resistenza, al Comitato di Liberazione, all'Italia divisa tra fascisti e antifascisti che solo due anni dopo si ritroverà unità sotto una Repubblica che quelle contraddizioni si porterà dietro. Dopo 80 anni, è tempo di pacificare la memoria, fare della Storia una via maestra per guardare al futuro. Il libro di Dino Messina è uno strumento utilissimo per farlo.
Antonio Rubino
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