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“Pensavamo rimanere sempre sani in un mondo malato”: fonti per la storia delle epidemie ( I Parte)

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 di Antonella Pellettieri  (dirigente di ricerca del CNR) Abbati et conventui S. Marie de Bantia etc. Ex parte vestra fuit nobis humiliter supplicatum, ut cum dictum monasterium habeat quoddam casale parvulum, dictum Cervaritium, sytum in quadam valle multipliciter aeris corruptione infecta, ita quod maes et femine ac specialiter pueri ibidem existere nequeant tempore modico, quia oppressi egritudinibus moriantur, mutandi casale ipsum ad iactum unius lapidis superius propter aeris puritatem, licentiam vobis concedere de benignitate regia dignaremur. Nos enim vestris supplicationibus inclinati, plenam vobis de predictis tenore presentium concedimus potestatem, dummodo sytus, ubi dictum casale mutabitur, sit de tenimento seu territorio monasterii supradicti, et nulli nostrorum fidelium exinde iniuria seu preiudicium inferatur. Datum in Castris, in obsidione Lucerie XXI augusti, XII indictionis, regni nostri anno quinto [1] . Questo documento di re Carlo I d’Angiò del 21 agosto 1269 è u

Il viaggio al contrario di Giacinto Albini verso la ‘libertà'

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L’illustre intellettuale lucano si formò a Napoli e tornò a Montemurro per contribuire all’unificazione dell’Italia Questa storia ha il suo innesco in un viaggio di ritorno. Un giovane torna nel suo paese natio: un ritorno nell’entroterra lucano per realizzare un sogno. Siamo nell’800, a Napoli. Capitale del regno, una delle capitali europee ricche di opportunità, fascino, fermenti intellettuali e politici. Strade brulicanti di vita: tra lazzari, stranieri, venditori, guappi, letterati e pittori, girano cospiratori, carbonari e giovani intellettuali che vengono dalle province del regno. Sono figli di famiglie benestanti, arrivano a Napoli per studiare, come tutti i giovani hanno dei sogni. Napoli nell’800 quei sogni li culla sul mare, li fa correre per vicoli e scontrare nei bassi, li infiamma nelle piazze e nelle taverne, li educa nelle scuole e nei salotti romantici. Li reprime i sogni, duramente, con la polizia borbonica, con il patibolo o con l’esilio. Siamo nell’800. Un piccolo

San Gerardo Maiella: biografia di un giovane lucano che realizzò il suo ideale

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  Le prime luci dell’aurora iniziano a colorare di rosso le strade e le case del paese. L’aria primaverile ancora frizzante della notte si riempie di densi profumi e il canto degli uccelli inizia a rompere il silenzio che è stato, insieme al buio, il padrone della notte. Man mano che il sole si leva a disegnare i contorni delle montagne e a dare un nuovo volto alle cose, le strade all’improvviso incominciano ad animarsi e nella piazza si forma una eterogenea comitiva di persone: donne, uomini, vecchi e giovani, adulti e bambini. Tutto si riempie di suoni, un vociare tra alti e bassi, grida di bambini eccitati dall’imminente viaggio, voci di mamme che li richiamano all’ordine, voci di anziani che parlano di cose passate, il rumore del motore dell’autobus, che man mano si va riempendo. Qualcuno chiede, vuole sapere “dove vanno”, e la risposta arriva da varie bocche, si va a Materdomini a trovare San Gerardo. Questo racconto, questa storia, appartiene a tantissime comunità della Basil

Quando le offese politiche si risolvevano con duelli veri e spargimento di sangue

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Roma, 6 dicembre 1883. Nei corridoi di Montecitorio si incontrano uno degli storici capicorrente della sinistra italiana, Giovanni Nicotera, e il segretario generale del Ministero dell’Interno, Francesco Lovito. Tra i due non corre buon sangue. Lovito non sembra intenzionato a una discussione, Nicotera non va per il sottile e inizia a insultarlo, senza intenzione di toccarlo “per non sporcarsi le mani”. I passi che avvicinano i due onorevoli risuonano nei corridoi del parlamento ben conosciuti da entrambi, politici di lungo corso. Ogni passo li avvicina a quello che appare uno scontro inevitabile e, insieme ai tacchi che battono il pavimento, risuonano gli insulti. Nicotera urla contro Lovito. Quando sono ormai vicini gli sputa in faccia. Segno massimo di disprezzo. Due sputi. Intervengono altri parlamentari. Nicotera continua a urlare perché si ritiene colpito nell’onore da alcune intenzionali omissioni del Lovito nel suo ufficio. Lovito si pulisce il volto, anche il suo onore ade