Quando le offese politiche si risolvevano con duelli veri e spargimento di sangue

Roma, 6 dicembre 1883. Nei corridoi di Montecitorio si incontrano uno degli storici capicorrente della sinistra italiana, Giovanni Nicotera, e il segretario generale del Ministero dell’Interno, Francesco Lovito. Tra i due non corre buon sangue.



Lovito non sembra intenzionato a una discussione, Nicotera non va per il sottile e inizia a insultarlo, senza intenzione di toccarlo “per non sporcarsi le mani”.

I passi che avvicinano i due onorevoli risuonano nei corridoi del parlamento ben conosciuti da entrambi, politici di lungo corso. Ogni passo li avvicina a quello che appare uno scontro inevitabile e, insieme ai tacchi che battono il pavimento, risuonano gli insulti. Nicotera urla contro Lovito. Quando sono ormai vicini gli sputa in faccia. Segno massimo di disprezzo. Due sputi. Intervengono altri parlamentari. Nicotera continua a urlare perché si ritiene colpito nell’onore da alcune intenzionali omissioni del Lovito nel suo ufficio. Lovito si pulisce il volto, anche il suo onore adesso è ferito. La questione va risolta, come si usava tra gentiluomini. Con un duello. L’appuntamento fu fissato per il giorno seguente.

Nicotera, già Ministro dell'Interno, sapeva bene che il segretario generale di quel dicastero aveva influenza e gestione riguardo alle nomine a cavaliere. Pertanto, Nicotera riteneva Lovito responsabile della nomina a cavaliere di un tale che aveva pubblicato un libello calunnioso contro di lui. Il leader politico siciliano era uno che si era formato sui campi di battaglia, legato a un codice cavalleresco che concepiva la difesa dell’onore senza le nuove visioni, che pure si trovavano in una pubblicazione recentissima del generale Achille Angelini, il Codice Cavalleresco Italiano. Tra gli organizzatori della spedizione di Carlo Pisacane, Mazziniano, poi Garibaldino, fu con il generale anche ad Aspromonte. Nicotera era un tipo sanguigno, favorito nell’ascesa delle cariche politiche dall’affermazione della sinistra storica.

Francesco Lovito era un lucano, nato a Moliterno il 22 ottobre 1830. Cagionevole di salute e di costituzione gracile, fu costretto ad abbandonare Napoli dove studiava, per rientrare in famiglia, in Basilicata, dove con i compaesani Giacomo Racioppi e Tiberio Petrucelli, reduci dalla galera per reati politici, si adoperò per l’unità e l’indipendenza italiana. Tra i promotori dell’insurrezione in Basilicata contro il regime borbonico, insieme a Lacava e Giacinto Albini. Liberale, in parlamento sedeva negli stessi banchi di Nicotera, a sinistra. Era stato Sindaco di Moliterno dal 1858 al 1860 quando fu chiamato a Potenza  per prendere parte al Governo Prodittatoriale, dove ebbe la direzione dell’Ufficio della guerra. Nel 1883 era segretario generale all’Interno con Depretis, rivale politico di Nicotera.

Il duello rappresentava un metodo di risoluzione delle controversie molto comune, anche tra Parlamentari. Non di rado gli scontri verbali in aula terminavano con un duello fuori dal palazzo. Ma il duello tra Lovito e Nicotera, sarà destinato a una fama particolare.

In controtendenza rispetto al resto d’Europa, anche dopo il 1860 nell’Italia unita, benché ufficialmente fuorilegge, il duello era culturalmente accettato, gli scontri fra gentiluomini avevano anche una ampia eco sui giornali. Il duello più diffuso è quello con la sciabola, ma anche con la spada, non mancano quelli più pericolosi alla pistola.

Lovito e Nicotera si trovano al mattino del 7 dicembre 1883 con la spada impugnata, nei pressi della Trattoria Montesecco. Sono presenti i padrini e uno sparuto gruppetto di spettatori. Partono i primi fendenti, le spade si incrociano, poi il “primo sangue”. Una ferita al braccio destro per Lovito. Si impone come da consuetudine l’alt. Lovito non sente e preso dalla rabbia si scaglia alla cieca contro Nicotera. I colpi di spada del segretario di Depretis sono violenti, vengono sfiorati i “padrini” del duello, uno di loro si avvicina per fermarlo e viene addirittura ferito. Soltanto un intervento energico di gruppo placa la situazione, evitando che il duello si trasformi in un vero e proprio macello.

La notizia del duello sconfinato oltre le regole dei gentiluomini inizia a correre per tutta Roma. Ne scrivono tutti i giornali. Lovito è travolto dalla scandalo e dovrà dimettersi dal suo incarico. Si apre un dibattito sulla necessità di sopprimere questa usanza.

Tra il 1879 e il 1889 i dati ufficiali raccontano di 2759 duelli. Nel decennio successivo i duelli si dimezzeranno, probabilmente influirà anche l’eco mediatica che avrà il duello Lovito – Nicotera.

La carriera politica di entrambi, tuttavia, non finì per gli effetti di questo episodio. Entrambi furono tra i più longevi parlamentari del Regno. Nicotera tornò al Governo con Rudinì, Lovito continuò ad essere uno dei lucani più influenti di fine ‘800. Nel 1902 il Presidente del Consiglio Zanardelli nel suo viaggio in Basilicata fu ospite di Lovito nella casa di Moliterno, nei pressi del Castello, lungo la strada che oggi porta proprio il nome del parlamentare moliternese.

 

                                                                                                                                        Antonio Rubino

Articolo pubblicato su IVL24: https://ivl24.it/quando-le-offese-politiche-si-risolvevano-con-duelli-veri-e-spargimento-di-sangue/

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