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L’ultimo lavoro di Carmine Pinto, ‘Il Brigante e il generale’ è un saggio scientificamente e storicamente impressionante

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  L’ultimo libro di Carmine Pinto, “Il Brigante e il Generale – La guerra di Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola” (Editori Laterza, € 19,00) è un’opera importante per la storia del Mezzogiorno d’Italia. Un libro che si legge con molto piacere grazie alla capacità di scrittura dell’autore, per l’inclinazione a vivacizzare il racconto senza romanzare. Carmine Pinto, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Salerno, consegna al lettore tutto il piacere della storia, il divertimento della conoscenza dei fatti storici (si il divertimento!) senza sfociare nel ‘sensazionale’, nell’annuncio di verità “mai raccontate”, nel romanzo o l’ instant book utile ad arruolare seguaci. Ed è importante questa premessa, perché l’argomento del libro è di quelli che si è prestato maggiormente a certe degenerazioni. L’autore però non le sfiora, nel concentrato di episodi che il libro racconta, non c’è spazio per forzature, per piegare la storia a vantaggio di un punto di vista. Bensì, tu

Un illuminato militare, il Generale Giuseppe Parisi, fondatore della Nunziatella di Napoli.

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  di Antonio Rubino Una delle scuole militari più antiche d’Europa, la Nunziatella di Napoli, fu fondata da un lucano, Giuseppe Parisi da Moliterno. Siamo nel 1785, nelle dinamiche politiche e militari del Regno di Napoli incide in maniera determinante la presenza dell’ammiraglio inglese John Acton, ministro della Marina e poi primo ministro. È l’ammiraglio inglese che avvia un processo di miglioramento della formazione degli ufficiali dell’esercito, sulla scia di ciò che avviene sul panorama europeo. Azione inquadrata nella riorganizzazione generale dell’esercito borbonico, che vede Acton istituire una commissione incaricata di visitare i maggiori istituti militari d’Europa. In tale commissione vi era un tenente del Genio proveniente dalla Provincia di Basilicata, dalla nobile famiglia Parisi di Moliterno.   Furono le dettagliate relazioni di Giuseppe Parisi, conseguenti a queste visite, nonchè la sua energica e circostanziata azione una volta tornato in patria, a dare avvio alla

Il Documento archivistico in ambiente digitale

 di Antonio Rubino La nozione di documento archivistico (vedi questo articolo qui su Minuti di Storia)  può sicuramente "contenere" anche i documenti digitali. Tuttavia, nell'ambiente digitale i documenti archivistici non sono immediatamente distinguibili con la medesima facilità che si potrà avere in un archivio composto da documenti che oggi definiamo analogici. Un documento archivistico che fisicamente si trova in un archivio (inteso anche come luogo fisico), in un fascicolo, in una aggregazione archivistica,  è individuabile, ma quando ci troviamo dinanzi ad oggetti digitali non è altrettanto facile distinguere quali tra questi possano essere documenti archivistici.  Nei documenti analogici il supporto è rilevante in quanto parte fisica del documento, legata alla sua forma e anche all'espressione del suo significato (nel passato era fondamentale il suo contributo al significato stesso del documento); in ambiente digitale il supporto è necessario all'esistenza

Tutti i “documenti” sono “documenti archivistici” ?

 di Antonio Rubino Al fine di definire il documento archivistico in quanto oggetto dell’archivistica, conviene partire da una definizione di “archivio”. Archivio: l’insieme dei documenti redatti e ricevuti da una persona fisica o giuridica nel corso delle sue attività come loro strumento e residuo, e conservati per proprio riferimento da quella stessa persona o da un suo successore legittimo. [1] Consegue che: -           L’archivio risulta essere un insieme di documenti caratterizzato dall’esistenza di relazioni che si stabiliscono reciprocamente tra il soggetto che li produce (come strumento e) in rapporto alle proprie funzioni e attività. Il documento archivistico è componente elementare dell’archivio. -           Un documento che può dirsi appartenere alla classe archivio è un documento scritto o usato nel corso di un’attività amministrativa o (che sia pubblica o privata) di cui esso stesso faceva parte; e successivamente tenuto in custodia per propria informazione dalla pe

L'Ordinamento degli Archivi secondo il principio di provenienza liberamente applicato

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  di Carmine Venezia - Direttore dell'Archivio di Stato di Caserta Come illustrato nei precedenti articoli pubblicati su Minuti di storia , il principio di provenienza consiste nella ricostruzione della disposizione originaria della documentazione archivistica e, di norma, rappresenta l'unico metodo scientifico da adottare per l'ordinamento degli archivi. Nel dibattito dottrinario di settore si teorizza anche su un'interpretazione alternativa di questo metodo, denominata principio di provenienza liberamente applicato . Ma in cosa consiste?             A tal proposito è necessario premettere che le metodologie archivistiche italiane, così come affermatesi dall'inizio del secolo XIX – cioè da quando sono stati introdotti il titolario di classificazione ed il registro di protocollo – sono basate sulla classificazione dei documenti preventiva alla loro trattazione da parte dell'ufficio, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei. In Francia, ad esempio,