Giovanni Paolo II e Fatima. Un libro dell’esorcista lucano Don Antonio Mattateli, “racconta” il messaggio dei “segreti” di Fatima
È complicato parlare al giorno d’oggi di profezia. Il profeta oggi, al massimo, è considerato uno che prevede il futuro. In realtà esiste una sostanziale differenza tra la profezia e la previsione. Il termine profeta deriva dal verbo greco pro-phemi “parlare al posto di”, “parlare in favore di”. Per questo nella Bibbia il termine ‘profeta’ indica una persona che parla in nome di Dio. Da qui, probabilmente, nasce la difficoltà di parlare al mondo di oggi di profezia. Ma non solo. Se il profeta non è un indovino, la profezia non è semplicemente l’indovinare ciò che accade. Il profeta è inserito nel suo mondo (nella cultura del suo mondo), comprende la storia che sta vivendo attraverso la sua esperienza personale, osserva il presente intuendo le conseguenze di ciò che accade alla luce di una contemplazione e di una ispirazione spirituale. La profezia, dunque, mette in evidenza la presenza di Dio nella storia. Per questo il profeta non ha timore di parlare dei mali della società, rompe con le abitudini indicando alternative che, ispirate alla volontà di Dio, sono per il bene della comunità in cui vive. Per questo il profeta è scomodo, perché non ha strade facili di consuetudine, richiama a un impegno morale, etico, concreto. Ma volto al bene. Il profeta rompe gli schemi perché non rispetta gli equilibri dati dall’uomo, ma intuisce lo sviluppo ‘cattivo’ di quegli schemi e indica strade diverse. Negli ultimi anni non si parla più di profezia. Eppure alcune presenze cristiane nella nostra società sono state potentemente profetiche. Potremmo fare diversi esempi. Si pensi a Benedetto XVI o San Giovanni Paolo II. Rispetto al papa polacco, c’è un aspetto particolare che richiama il tema della profezia. Forse l’unico avvenimento che è riuscito ancora ad attirare e ad affascinare gli uomini al concetto di profezia: il messaggio di Fatima.
Per questo, per approfondire oggi il concreto aspetto della profezia, che sarebbe così prezioso nel mondo in cui viviamo (ad esempio in politica occorrerebbero nuovi profeti!), esiste un volume scritto da un sacerdote lucano che parla proprio del messaggio di Fatima. Giovanni Paolo II e Fatima. La comprensione ecclesiale del messaggio di Fatima e la svolta mariana nel magistero di Giovanni Paolo II, opera di Don Antonio Mattatelli edita da Ancora, è un saggio magistrale che tiene insieme storia e teologia, parlando con evidente attualità alla chiesa e alla società contemporanea.
Don Antonio Mattatelli, esorcista della diocesi di Tricarico, nel suo libro uscito nel 2021, analizza le apparizioni avvenute in Portogallo e esamina con minuzia filosofica e teologica il terzo segreto di Fatima. Non lascia spazio al sensazionalismo apocalittico, tuttavia parla con parole piane e chiare all’ansia escatologica dell’uomo. Il libro è anche un trattato per comprendere la profezia nel mondo contemporaneo, esaminando la testimonianza di Giovanni Paolo II: si intuisce come la profezia non sia fatta di parole su ciò che accadrà, ma è incarnare nel presente l’amore per il bene, indicando con le azioni, oltre che con le parole, le alternative a ciò che viene indicato come “male”. Ecco, forse, la capacità di indicare e individuare il male è svanita nel nostro mondo liquido. Si è sbiadito il male, forse per mimetizzarsi. Ma il male esiste anche se non sappiamo più dargli un nome. Ebbene, i profeti sono coloro che tornano a dare un nome al male. Attenzione, non dei giudizi, ma sanno indicare i gesti e una strada alternativa. Il trattato di Mattatelli rimette in ordine fatti storici e riflessioni teologiche per individuare una strada. E su questa strada non c’è la presunzione di indicare una verità, ma l’umiltà di conformarsi alla verità. Una strada dove si riscoprono devozioni che non sono pratiche desuete e dove si trova la docilità di comprendere persino la forza della pietà popolare nei grandi rivolgimenti storici del secolo passato.
Con Fatima si intreccia la vita e il magistero di molti papi, soprattutto si legano a Fatima e ai cosiddetti segreti i fatti più importanti del ‘900: la prima guerra mondiale, il comunismo in Russia, la seconda guerra mondiale, l’attentato a San Giovanni Paolo II, la fine del comunismo. Questa catena di eventi storici corrono lungo le pagine del libro, attraversando riquadri ben precisi: una prima analisi teologica della figura della Madonna, le apparizioni di Fatima e il loro messaggio ecclesiologico, giungendo alla profonda dissertazione sull’opera di San Giovanni Paolo II e del suo connubio con Fatima.
La lettura dell’opera del sacerdote lucano, nata come tesi dottorale, è uno strumento allo stesso tempo coinvolgente e utile per interpretare alcuni fatti storici. Ma è anche una spina nel fianco della comodità con cui vorremmo vivere il presente, non perché diffonda ansie millenaristiche, ma perché apre al mare aperto della vita dove l’impegno autentico per il bene non diventi merce rara.
Il libro è ricco di riferimenti bibliografici e rivela una capacità dell’autore di utilizzare le fonti documentarie, tuttavia ha la sua più grande forza nel parlare alla vita interiore del lettore. La grande mole di documenti citati resta sotto la rasserenante ombra del motto Se conosci Cristo, nulla importa se non conosci il resto, ma se non conosci Cristo, a nulla ti servirà il resto; tuttavia ha buon materiale anche per gli scettici. Utile citare in conclusione questo passaggio di pag. 149, non fosse altro per invogliare a leggere l’intera opera:
l’esplosione dell’arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord, fu il fatto che mise KO il potenziale militare sovietico. Senza quell’apparato missilistico che controllava l’Atlantico, l’Urss non aveva più alcuna speranza di vittoria. Per questo l’operazione militare fu cancellata. Quell’incidente avvenne il 13 maggio 1984 (…). Senza sapere nulla di tutto questo, Lucia dichiarò candidamente in un’intervista “la consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985”.
Buona lettura.
Articolo pubblica su IVL.IT
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