Fra' Serafino da Salandra: storia di un frate lucano del '600 e della (ipotetica) genesi lucana del Paradiso Perduto di Milton.

Cosa hanno in comune Il Paradiso Perduto di Milton e la Basilicata ? Cosa lega una delle più grandi opere della letteratura inglese e Salandra, paesino della provincia di Matera ? Premettendo che non si tratta di nulla che richiami il paradisiaco paesaggio lucano, né tantomeno di qualcosa che possiamo affermare con certezza, il collegamento tra Paradise Lost, poema epico che ha influenzato la cultura inglese ed europea e la Basilicata, appare come una suggestione ma di sostanziale importanza.



La relazione tra l’opera di John Milton e la Basilicata è un frate francescano. Si chiamava Serafino della Salandra e non ha avuto la stessa fama di Milton, ma era anch’egli un valente poeta e scrittore. Non si conosce la sua esatta data di nascita, forse il 1595. Probabilmente nacque a Salandra, ma neanche questo è certo, di sicuro risiedette nel convento dei Frati francescani Riformati del comune del materano, dove con ogni probabilità si era formato. Assunse incarichi importanti nell’ordine (è predicatore, poi Definitore della Provincia dei frati lucani e infine anche Custode). Ma, da un certo momento della sua vita in poi Fra Serafino si dedica quasi unicamente alla poesia, diventando uno stimato poeta. Tuttavia, oggi conosciamo con certezza solo una sua opera. È una tragedia sacra, stampata a Cosenza nel 1647, composta in versi misti che tratta della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Il titolo dell’opera è L’Adamo caduto.

Fra Serafino dedica la sua opera a Fra Giovanni da Napoli, Ministro Generale dell’Ordine Francescano. Notizia non di poco conto, ma che dice della importanza dell’opera e del suo autore che ha rapporti con i vertici dell’Ordine. D’altronde, sembrerebbe che Fra Serafino della Salandra, al momento della pubblicazione dell’opera, da parecchio tempo frequentasse Napoli e avesse rapporti con Giambattista Manso, biografo di Torquato Tasso, fondatore dell’Accademia degli Oziosi.

L’opera di Serafino è indubbiamente originale e racconta in versi il tema del “Paradiso perduto”: si apre con un soliloquio della figura allegorica della Bontà, continuando con il dialogo tra Eva e il serpente, intrecciando nel prosieguo le figure e i dialoghi dei progenitori, quelle di Dio e Satana, di altre figure allegoriche. Il tema del Paradiso perduto non era particolarmente in voga nell’epoca controriformistica, diventerà celebre solo con Jhon Milton che, pubblica il suo poema nel 1667.

Il Paradiso perduto di Milton diventerà uno dei testi più celebri della letteratura inglese ed europea. L’Adamo caduto di Frate Serafino della Salandra godrà di un buon successo a Napoli, quando alla corte del Vicerè Lemos era in voga la tragedia sacra, poi non se ne parlerà molto.

Fino al 1844, quando un erudito napoletano, Francesco Zìcari scrive una Lettera sul Paradiso Perduto di Milton, a Francesco Ruffa regio revisore delle opere teatrali: Sulla scoverta dell’originale italiano da cui Milton trasse il suo poema del Paradiso Perduto. La tesi è sostenuta da diversi elementi e il suo nucleo centrale è il seguente: Milton ha tratto la sua opera dall’Adamo caduto di Frate Serafino della Salandra. Quello che noi definiamo un ‘sospetto’, per Zìcari è una tesi, dall’opera del frate di Salandra il Milton ha tratto l’idea, il disegno, le parti ed i più bei pensieri del suo poema.

Per l’indubbio valore dell’Adamo Caduto, anche altri studiosi si convincono che Milton abbia ripreso il tema e la struttura della sua opera più famosa da Serafino della Salandra. La tesi è ritenuta accettabile anche da Sergio De Pilato e da Tarquinio Vallese.

Il tema è fascinoso e lascia poco spazio a chi (non sono mancati) parla di “plagio” e “copia-incolla”. Sarebbe, inoltre, vezzo da campanile asserire con certezza che la genesi di una grande opera con Il Paradiso Perduto sia avvenuta sullo scrittoio al lume di una candela di un convento lucano. Però, Milton fu in Italia e a Napoli in gioventù, sappiamo che conosceva bene il latino e sapeva scrivere in Italiano. Scrisse la sua opera venti anni dopo l’Adamo caduto. Non si può escludere che ci sia stato questo incontro e che Milton conoscesse l’opera di Frate Serafino. Tuttavia, mancano studi scientifici, storici e filologici che potrebbero dirci di più. Senza nessuna fonte non esiste la Storia, resta una suggestione che lascia due elementi indiscutibili: l’importanza dell’opera del frate Lucano Serafino della Salandra e che la Lucania del ‘600 non era un mondo chiuso in se stesso. Per noi, abituati ancora oggi a credere la Basilicata come una remota terra del silenzio, questa è una grande scoperta: un ‘microcosmo lucano’ fatto di feudi e conventi dove circolavano libri e idee in connessione con il mondo culturale che elabora Il Paradiso Perduto. Mondi diversissimi, per noi apparentemente lontani, che invece dialogavano attraverso modelli culturali. Anche se Milton non avesse mai letto l’Adamo Caduto, l’esistenza dell’opera di Fra Serafino ci dice che questo dialogo esisteva e che anche la Basilicata vi partecipava con autorevolezza.

Articolo pubblicato su IVL 24: https://ivl24.it/la-storia-di-serafino-della-salandra-e-il-suo-paradiso-perduto/

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