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La mia patria è dove l'erba trema. Omaggio al Sindaco Poeta Rocco Scotellaro a 100 anni dalla sua nascita.

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  Rocco Scotellaro, poeta della civiltà contadina   di Antonio Coppola  ( Tratto dal libro:  Semi nel vento, scritti scelti del prof. Antonio Coppola,  a cura di A. Rubino, Moliterno, Valentina Profidio Editore, 2019. ) Rocco Scotellaro nacque a Tricarico (Matera) il 19 aprile 1923 e lì trascorse la sua fanciullezza; di quel periodo scrisse: « Io nacqui ed aprii gli occhi e fissai i ricordi la prima volta che mio padre andava al negozio di cuoiami con i discepoli e i lavoranti, mio nonno mi legava le scarpe e un cane rossastro mi portava addosso, che si chiamava Garibaldi » [1] . Successivamente fu mandato a studiare in collegio a Sicignano degli Alburni (Sa) e, in questo periodo della prima giovinezza, cominciò a riflettere sul rapporto con la natura: « l’aria è bella, va’ tutto bene, solo che l’ombra torna più presto sui piedi: le ultime sere di vacanze, in ottobre, il vino, la vendemmia, l’arare; non c’è davvero altro che conti che sentirsi l’anima in corpo » [2] . Dalla tradizi

“Pensavamo rimanere sempre sani in un mondo malato”: fonti per la storia delle epidemie ( I Parte)

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 di Antonella Pellettieri  (dirigente di ricerca del CNR) Abbati et conventui S. Marie de Bantia etc. Ex parte vestra fuit nobis humiliter supplicatum, ut cum dictum monasterium habeat quoddam casale parvulum, dictum Cervaritium, sytum in quadam valle multipliciter aeris corruptione infecta, ita quod maes et femine ac specialiter pueri ibidem existere nequeant tempore modico, quia oppressi egritudinibus moriantur, mutandi casale ipsum ad iactum unius lapidis superius propter aeris puritatem, licentiam vobis concedere de benignitate regia dignaremur. Nos enim vestris supplicationibus inclinati, plenam vobis de predictis tenore presentium concedimus potestatem, dummodo sytus, ubi dictum casale mutabitur, sit de tenimento seu territorio monasterii supradicti, et nulli nostrorum fidelium exinde iniuria seu preiudicium inferatur. Datum in Castris, in obsidione Lucerie XXI augusti, XII indictionis, regni nostri anno quinto [1] . Questo documento di re Carlo I d’Angiò del 21 agosto 1269 è u