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Cosa si intende per "metodo" nell'ordinamento di un archivio*

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di Carmine Venezia  ( Funzionario archivista presso l’Archivio di Stato di Avellino)  carmine.venezia@beniculturali.it Questo breve contributo sarà il primo di una serie destinata alla pubblicazione nel blog “Minuti di storia”, finalizzata all’illustrazione – in termini divulgativi – delle metodologie di ordinamento archivistico (storico, per materie , cronologico , alfabetico , classificazione decimale Dewey , provenienza liberamente applicata ) Un archivio storico comunale prima del riordino Ci troviamo all’interno di un archivio, un ammasso di carte che siamo in qualche modo chiamati a governare. Ma quale metodo utilizzare per mettere ordine? Le idee non mancano: si potrebbero raggruppare tutti gli atti che trattano di un determinato argomento, oppure affidarsi ad un criterio puramente cronologico per la totalità delle carte oppure riunire il materiale per formato documentario (tutti i registri, tutti i faldoni ecc.). Ma qual è il metodo scientifico per ordinare dei beni culturali q

11 Luglio 2021 . Non è solo sport

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  Il #calcio , lo sport in generale, sono elementi fondamentali della #storia . In #Italia ancora di più! D'altronde, proprio un inglese, ebbe a dire di noi: "Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio." Abbiamo saputo perdere con dignità le partite di calcio e persino vincere le guerre traendone la forza per costruire una #Repubblica democratica e moderna. Non sapeva sir Winston Churchill che quella non sarebbe stata una offesa, specie negli anni del dopoguerra le partite di calcio e lo sport più volte presenteranno al mondo la bellezza del nostro popolo. E lo sport segnerà momenti storici indelebili come quando Bartali vinse il tour del 1948 scongiurando la guerra civile, come quando ci presentammo al Mondiale del 2006 con la macchia di un calcio truccato che gonfiava i soliti pregiudizi contro di noi e vincemmo con la maestria dei poeti. Per questo ricorderemo quello splendido urlo di #Matta

Giacomo Racioppi: Sui Tremuoti di Basilicata del 1857

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 – Il 16 Dicembre 1857 un terribile sisma colpì la Basilicata. La Val d’Agri, tra le zone maggiormente colpite dal terremoto, incredula, restò mortificata e sbigottita. Lo studioso e storico Giacomo Racioppi , nativo di Moliterno, fu testimone oculare di quei tragici fatti. Egli, osservatore diretto dell’evento, scrisse una relazione per il giornale L’Iride . L’opera, innovativa e originale, tradotta in Francia, Svizzera e Gran Bretagna, è l’occasione per un inquadramento di quegli anni e per alcune riflessioni di carattere generale sulla rilevanza della conoscenza del passato quale esempio della forza rigenerante dell’operosità umana capace di opporsi alle forze distruttrici della natura. L'articolo completo pubblicato sulla Rivista scientifica Riskelaboration , ecco il link...buona lettura ( il mio articolo è  pag. 103 ) : http://www.riskelaboration.it/wp-content/uploads/2021/05/Riskelaboration-n2.pdf Le Rovine di Montemurro nel 1857. Foto di A. Bernaud.

Non fu colpa di Ferdinando. Il dibattito parlamentare sulla costruzione delle ferrovie del sud e gli interventi di Petruccelli della Gattina

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  Intervento pubblicato da Basilicata24 il 13\01\2021 Gentile Direttore, il 6 Gennaio scorso è apparso, su Basilicata24.it un articolo, a firma di Pietro De Sarlo, dal titolo  I parlamentari dell’Italia Unita eletti in Basilicata:fatti, risvolti e misfatti.   L’ottima scelta giornalistica delle parole del titolo ha stuzzicato la mia curiosità, ma ha messo in guardia la mia propensione ad analizzare fatti, risvolti e misfatti seguendo la mia indole professionale di archivista (non riesco a definirmi anche uno storico). La lettura di alcuni passaggi dell’articolo ha stuzzicato anche il mio “patriottismo” (in tutti i sensi). È forse quest’ultimo elemento che spinge l’archivista a voler rispondere a quello scritto apparso su Basilicata24. A scanso di equivoci, considerato che in questo momento ricopro la carica di Sindaco del mio paese, Moliterno (Pz), ammetto volentieri che i giudizi contenuti nell’articolo sull’operato di Ferdinando Petrucceli della Gattina hanno rappresentato lo sprone

Briganti, Borbonici, Italiani. Intervista al prof. Carmine Pinto: "la storia è un antidoto contro provincialismo e vittimismo".

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Carmine Pinto è professore ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno di Storia Contemporanea.  Si occupa di storia politica, storia culturale e di storia militare. Ha lavorato sui sistemi politici del Novecento, attualmente si occupa di guerre civili e movimenti nazionali nel XIX secolo. Ha insegnato in molte università europee e latino americane, è membro di comitati di redazione di riviste italiane ed internazionali. Dirige il Centro di Ricerca sui conflitti in Età Contemporanea e il programma di Dottorato di Ricerca in Studi Letterari, Linguistici e Storici. Il suo ultimo libro è stato un vero successo La Guerra per il Mezzogiorno. Italiani, Borbonici e Brigani, 1860-1870.   Professore partiamo dal suo ultimo libro che ha avuto un importante successo (La Guerra per il Mezzogiorno. Italiani Borbonici e Briganti, 1860-1870, Editori Laterza). A mio avviso quest’opera apre una nuova fase degli studi sul Mezzogiorno post-unitario. In tal senso non sarebbe corretta la solita

Mondo Vecchio e Mondo Nuovo: nell'edizione critica di Cecere e Rendina, rivive l'idea progressista di Ferdinando Petruccelli della Gattina

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di Antonio D'Andria  (Docente di Storia Moderna -    Dipartimento Culture Europee  UNIBAS - Matera  ) Il 1848 fu un anno cruciale per l'intera Europa. Le forme e i conflitti dell’associazionismo politico nel corso della “Primavera dei popoli” coinvolsero l'intero continente, con particolare rilevanza al Regno delle Due Sicilie, caratterizzato da forti contrasti interni tra la corrente politica moderata e quella radical-democratica; ancora di più nelle aree interne quali Basilicata e Puglia, con aspri dibattiti manifestati soprattutto in occasione della Dieta Federale del 25 giugno 1848 a Potenza.  Ovviamente, particolare attenzione è stata finora rivolta a tali contrasti e, in seguito, alla messe di processi e di condanne che segnarono la repressione ferdinandea che, tuttavia, non riuscì ad estirpare i fermenti democratici ed unitari nel Mezzogiorno. In maniera inevitabile gli attori del 1848 sono di una generazione diversa da quelli del 1820. Una classe che con la “Primave

Campo Sportivo “Onofrio Venezia” di Moliterno: sport e memoria civile

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 di  Nicola Orlando Si frequenta per anni un luogo e lo si indica con il nome del personaggio a cui è stato intitolato, ma lo si fa con quella disattenzione che scaturisce dall’abitudine, pur essendo un simbolo forte della propria storia personale e comunitaria. Il campo sportivo di Moliterno “O.(Onofrio) Venezia” è uno di questi. Il disegno del Campo Sportivo di Moliterno dal progetto degli anni '30 (Archivio Storico Comunale di Moliterno) Il tutto ha inizio il 18 luglio 1931 quando il Podestà di Moliterno, comm. Avv. Giuseppe Fruguglietti, con propria deliberazione n. 1751 , approva il progetto redatto dall’ing. Attilio Campa per la “Costruzione del Campo Sportivo”, per un importo di previsione di L. 34.375,95, da realizzare in contrada Piaggiarelle. Nella relazione allegata si legge: “Il progetto di Campo Sportivo che presentiamo, in seguito al mandato ricevuto dalla spett. Unione Sportiva Moliternese ….”. Nel paragrafo successivo si legge ancora “Il favore e la cooperazione